Lo chiamavano il sindaco pescatore perché, di mestiere, faceva con il fratello l’imprenditore in ambito ittico, perché amava il mare e si impegnava per tutelarlo dall’inquinamento. Angelo Vassallo era stato sindaco di Pollica (Salerno), nel Cilento, per tre mandati a cominciare dal 1995, eletto con il Pd.

Lo era ancora la sera del  5 settembre 2010 quando qualcuno, mentre rientrava a casa, al volante della sua auto, gli ha scaricato addosso il caricatore di una calibro 9.21 mai ritrovata: nove colpi, troppi – hanno notato subito gli inquirenti-: un’esecuzione insolitamente feroce.

Da sei anni si indaga su quell’omicidio che subito ha fatto pensare agli inquirenti, primo tra loro l’attuale procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che quell’esecuzione avesse a che fare con il senso civico, talvolta anche burbero di Angelo Vassallo, con il fatto che si batteva per la salvaguardia ambientale, cosa che aveva fruttato a Pollica–Acciaroli bandiere blu e rilancio turistico ma che avrebbe potuto portare il sindaco in rotta di collisione con interessi illegali della zona.

In particolare Vassallo si era ripetutamente speso contro lo spaccio di stupefacenti. Ed è su questa pista – quella di una vendetta di camorra nell’ambito del traffico di droga -,  che, a quanto si apprende, sono al momento concentrate le indagini, cui da qualche settimana sarebbero stati aggiunti tre nuovi indagati, oltre al già noto Damiani De Paula detto "il brasiliano", già detenuto per altri reati.  

(Pubblicazione online originale dell'8 febbraio 2016)


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