La bella notizia è che consolidiamo il nostro primato come Paese con il maggior numero di siti nella lista dell'Unesco. Qualche giorno fa il prezioso riconoscimento è toccato all'Etna, lo spettacolare vulcano siciliano, il più importante in attività. Ieri anche il complesso delle ville medicce - 12 più due giardini - sono entrati nel gruppo.
Il fatto merita alcune considerazioni. L'Unesco ancora una volta certifica lo straordinario patrimonio ambientale e culturale del nostro Paese. E il fatto che nessuna nazione al mondo abbia tanti siti tutelati come l'Italia - siamo quasi a cinquanta - dimostra che l'espressione "Il Paese piùà bello del mondo" ha un fondamento reale. E siamo ricchi e fortunati tanto sul versante paesaggistico quanto in quello artistico. L'inserimento dell'Etna premia quanti, nei decenni passati, hanno lottato per preservarlo e gestirlo con intelligenza, ottenendo che diventasse Parco nel 1987. L'inclusione delle ville e dei giardini medicei testimonia la straordinaria civiltà che sul nostro territorio è nata e cresciuta nel corso dei secoli, irradiandosi nel mondo.
Non può però mancare una riflessione più amara, che potrebbe essere così formulata: ci meritiamo questi ricoscimenti dell'Unesco? Che è come chiedere: siamo eredi e custodi degni del patrimonio che abbiamo avuto in sorte? L'Unesco stessa, nel mentre ci "premiava", non ha mancato di denunciare l'incapacità di invertire rotta nella gestione di Pompei, avviata a una seconda catastrofe... Qualche giorno fa turisti di diverse nazionalità sono stati bloccati sotto il sole all'ingresso del Colosseo a causa di un'assemblea sindacale... E sono solo due fra i mille esempi possibili della nostra inadeguatezza rispetto ai nostri beni ambientali e culturali.
A scanso di equivoci, siamo felicissimi che l'Unesco abbia steso ancora una volta la sua ala su di noi. E vorremmo tanto che la risposta alla domanda del titolo fosse affermativa: sì, ci meritiamo tanta attenzione, perché siamo orgogliosi del nostro patrimonio e facciamo di tutto per proteggerlo e valorizzarlo. La realtà, però, è leggermente diversa...
Il fatto merita alcune considerazioni. L'Unesco ancora una volta certifica lo straordinario patrimonio ambientale e culturale del nostro Paese. E il fatto che nessuna nazione al mondo abbia tanti siti tutelati come l'Italia - siamo quasi a cinquanta - dimostra che l'espressione "Il Paese piùà bello del mondo" ha un fondamento reale. E siamo ricchi e fortunati tanto sul versante paesaggistico quanto in quello artistico. L'inserimento dell'Etna premia quanti, nei decenni passati, hanno lottato per preservarlo e gestirlo con intelligenza, ottenendo che diventasse Parco nel 1987. L'inclusione delle ville e dei giardini medicei testimonia la straordinaria civiltà che sul nostro territorio è nata e cresciuta nel corso dei secoli, irradiandosi nel mondo.
Non può però mancare una riflessione più amara, che potrebbe essere così formulata: ci meritiamo questi ricoscimenti dell'Unesco? Che è come chiedere: siamo eredi e custodi degni del patrimonio che abbiamo avuto in sorte? L'Unesco stessa, nel mentre ci "premiava", non ha mancato di denunciare l'incapacità di invertire rotta nella gestione di Pompei, avviata a una seconda catastrofe... Qualche giorno fa turisti di diverse nazionalità sono stati bloccati sotto il sole all'ingresso del Colosseo a causa di un'assemblea sindacale... E sono solo due fra i mille esempi possibili della nostra inadeguatezza rispetto ai nostri beni ambientali e culturali.
A scanso di equivoci, siamo felicissimi che l'Unesco abbia steso ancora una volta la sua ala su di noi. E vorremmo tanto che la risposta alla domanda del titolo fosse affermativa: sì, ci meritiamo tanta attenzione, perché siamo orgogliosi del nostro patrimonio e facciamo di tutto per proteggerlo e valorizzarlo. La realtà, però, è leggermente diversa...


