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Dal 6 novembre è nei cinema “Torneranno i prati”, il film tanto atteso di Ermanno Olmi sulla Grande Guerra. Nonostante l’età, l’83enne cineasta bergamasco, che da tempo vive tra Milano e Asiago, ha voluto rimettersi dietro la cinepresa per realizzare , come lui stesso l’ha definita, un’opera “prima che bella, utile alla memoria, che non fosse l’ennesima celebrazione di una vittoria. E quale amara vittoria, poi”.
E' il racconto "onirico" di una notte in trincea che descrive un fatto bellico veramente accaduto: il tentativo di occupare un osservatorio nemico. “Nell’avamposto- spiega Olmi – il tempo viene sospeso. Si sta in attesa di qualcosa che può accadere all’improvviso: l’offensiva, il bombardamento. Un attesa sfibrante. E’ la notte dei condannati a morte”.
"Il modo migliore per ricordare il conflitto è quello di comprenderne le ragioni, perché a troppe celebrazioni di guerre sono seguite altre guerre. E l'unica vittoria che che si può celebrare oggi è quella della pace sulla studità della guerra", dice ancora il regista.
L’intervista completa ad Ermanno Olmi è sul numero 45 di “Famiglia Cristiana”, in uscita questa settimana.



