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Ma che bisogno c’è di un altro partito? Gene Gnocchi dice che il suo Movimento del nulla, che è anche il titolo dello spettacolo teatrale che ha portato in scena quest’inverno nei teatri italiani e il 25 giugno scorso ad Alessandria in occasione della Milanesiana, la rassegna ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, non ha nulla a che vedere con i partiti tradizionali. Il comico è autore dello spettacolo insieme a Luca Fois, Massimo Bozza e Cristiano Micucci mentre l’attore Diego Cassani e il portavoce di Gene Gnocchi presidente.
Non è che sta pensando di candidarsi alle prossime elezioni?
«Certo, saremo in pista per le Europee del prossimo anno. Questo movimento spazzerà via la politica attuale costringendo tutti i politici, da Salvini a Meloni, da Calenda a Renzi, da Conte a Elly Schlein a cercarsi un lavoro vero e soprattutto riporterà finalmente gli italiani a votare dopo l'astensionismo record di questi anni».
Addirittura.
«C’è grande attesa per le nostre proposte. Faremo tabula rasa di tutto, vogliamo desertificare la politica. Quello che non è riuscito a fare la pandemia, la guerra e gli asteroidi lo faremo noi per permettere alle giovani generazioni di ricostruire tutto senza slogan, pregiudizi, frasi fatte tipo “la colpa è del governo che ci ha preceduto”».
Ma questa è una tournée o una campagna elettorale?
«Tutte e due. È la “Leopolda dei poveri”. Salgo sul palco, spiego chi siamo e cosa facciamo, illustro l’organigramma del partito e poi scegliamo l’inno tra due versioni opposte. Il pubblico sceglie per alzata di mano». Modello piattaforma Rousseau, insomma. «Sì ma la nostra piattaforma si chiama Brigitte Bardot».
Come vi finanziate?
«Con la vendita dei gadget. Ci sono le magliette con i nostri slogan: “Saremo un governo ladro anche quando non piove”, “Lavorare meno lavorare voi”, “Basta truffe agli anziani ma truffe a tutti”, “Ricostruiremo l’Italia abusivamente”, “Tutti per uno e quell’uno sono io”, “Non manterremo le promesse, ma noi ve lo diciamo prima”. Abbiamo le penne del nulla che scrivono ma subito dopo smentiscono quello che è scritto, le tazze del nulla che quando cadono a terra non si rompono ma diventano tante tazze più piccole e poi c’è il parafulmine intelligente che non solo ti risparmia dal fulmine ma lo devia su chi ti sta più sulle scatole. È il più venduto in assoluto».

Gene Gnocchi (pseudonimo di Eugenio Ghiozzi), 68 anni, in una scena dello spettacolo Il Movimento del nulla
Niente tessere?
«Come no? Cento euro per diventare socio qualunque, mille per diventare socio fratellone».
Chi vi sponsorizza?
«I testimonial del nulla che hanno un kit apposito: camicia a maniche corte, la rivista La torre del nulla e la mappa di tutti i citofoni funzionanti d’Italia per fare proselitismo porta a porta».
Sì, ma cosa proponete in concreto?
«Cose concrete. Per risolvere le liste d’attesa nella sanità abbiamo pensato di affiancare al medico di base il medico di altezza e poi dividerlo per due. Così otteniamo la circonferenza del distretto sanitario. Per la carenza di infermieri arruoleremo i giovanissimi che hanno operato a cuore aperto Cicciobello Bua».
Sono più ironici i politici di destra o di sinistra?
«Non hanno bisogno di essere ironici, sono tutti scafati, sanno quando devono ridere, abbozzare. Ormai sono vere e proprie star, davanti alle telecamere dalla mattina alla sera».
A Berlusconi sarebbe piaciuto il partito del nulla?
«Da matti, avrebbe tentato di scipparmi la leadership e diventare presidente».
Anche la sua famiglia è stata pensa temente colpita dall’alluvione in Emilia Romagna. Com’è la situazione adesso?
«Molto complessa perché il fango si è solidificato ed è molto più difficile da togliere. C’è gente che ha perso tutt. Ora che i riflettori si sono spenti, o comunque non sono accesi come nei giorni dell’emergenza, dobbiamo ricordare che il disastro che ci ha colpito non si risolve in una settimana o due mesi, ci vorranno anni per tornare alla normalità. Il popolo emiliano – romagnolo è forte e resistente ma da solo non ce la fa. Abbiamo bisogno di tanti aiuti concreti, efficaci e da parte di tutti».
Lei è riuscito a tornare a casa a Faenza?
«Sì, dopo sei giorni. Noi abitiamo nella zona che va verso Brisighella, vicino all’Orto Bertoni, quartiere pesantemente colpito anche se a casa mia i danni sono stati pochi per fortuna. In certe zone l’acqua è arrivata a dodici metri d’altezza».
Cosa l’ha colpita di più del dopo alluvione?
«I tantissimi giovani venuti da tutta Italia, da Bolzano alla Sicilia, per aiutare spontaneamente la nostra gente Abbiamo sempre il dito puntato verso i ragazzi e invece quando vedono qualcosa che non va sono i primi ad accorrere e rimboccarsi le maniche. Ne ho visti tanti che sono arrivati qui senza neanche sapere se avessero un posto dove dormire, hanno preso la pala e hanno cominciato a spalare il fango. Un esempio di dedizione e generosità straordinarie».




