Con il suo nuovo romanzo Vita e peccati di Maria Sentimento (Rizzoli), Catena Fiorello Galeano ci porta a scoprire come Taormina, nel secondo Dopoguerra, da borgo di pescatori divenne la località mondana per eccellenza, prediletta da artisti e star di Hollywood, contribuendo anche all’emancipazione della popolazione locale, sia in termini economici sia per una visione del mondo più aperta. In particolare, l’attenzione dell’autrice si focalizza ancora una volta su una figura femminile, legata alla tradizione ma anche desiderosa di ritagliarsi una sua identità di donna.
Maria Sentimento è stata una bambina insofferente alle regole, un’adolescente che si è buttata sul primo pretendente pur di sfuggire a un padre manesco, e poi, dopo la morte del marito, rivelatosi anch’egli violento e che vive come una liberazione, si è innamorata per ritrovarsi abbandonata quando è rimasta incinta. Ma lei aveva portato avanti la gravidanza alla luce del sole confidando solo alla madre, con cui vive insieme agli altri tre figli, l’identità del fedifrago. E il bambino, Antonio, è cresciuto amatissimo da una famiglia allargata di cui fanno parte anche due sorelle malmaritate, un fratello scapolo, una zia zitella e una nonna ottuagenaria capricciosa. Ma è ai figli che Maria in primis pensa, al desiderio di assicurare loro un avvenire solido diverso dal suo di contadina analfabeta. Così cerca lavoro come domestica nella vicina Taormina, e finisce per incrociare due famiglie di ricchi americani che si sono innamorati di quell’angolo della Sicilia. Il suo innato interesse per i libri che gli legge un vicino di casa, la sua avvenenza e la capacità di risolvere i problemi, le apriranno inaspettati orizzonti, mentre ognuno dei figli cercherà, anche pagando un prezzo molto alto, di trovare una sua strada. 
Ci sono molti temi in questa storia fitta di personaggi che ruotano intorno a Maria Sentimento: la violenza sulle donne, l’identità sessuale, il potere evocativo della letteratura, la fede, la maternità, l’emigrazione… Forse un po’ affrettato il finale animato dal desiderio di un happy end per tutti, o quasi, che la vita vera raramente concede. Ma che la letteratura regala come una sorta di una giustizia riparativa retroattiva alle troppe donne invisibili della Storia.