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La parola Mediteranneo negli ultimi anni evoca spesso le tragedie dei migranti. Ma il Mediterraneo resta anche molto altro: natura e cultura, civiltà e paesaggi. Con la mostra fotografica Mosaico mediterraneo la ricchezza del mare vuole tornare anche ai migranti che ce l'hanno fatta e che cercano un loro posto in questo nuovo mondo. Lunedì 13 ottobre alle ore 18,30, con la partecipazione di Umberto Ambrosoli, Luciano Gualzetti e Andrée Ruth Shammah, la Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano si inauguira la mostra di fotografie di Antonio Calabrò, una vita da giornalista, oggi direttore della Fondazione Pirelli, Presidente di Museimpresa e della Fondazione Assolombarda,.ma anche appassionato di fotografia. Paesaggi, porti, borghi, case, memorie di oggetti, pretesti di ricordi, per raccontare le molteplici dimensioni delle terre legate a un mare che è ancora incrocio di civiltà, conflitti, scambi. E racconti.Memorie di cui avere consapevolezza, per sensibilità verso la nostra storia e per preparare un migliore futuro. Nel corso della serata sarà possibile acquistare o prenotare le stampe delle fotografie in mostra. Il ricavato sarà devoluto interamente in beneficenza per finanziare le attività formative organizzate dalla Caritas e rivolte ai giovani migranti, come borse di studio o formazione lavoro.


Qui si racconta un Mediterraneo molto meridionale. Un Mediterraneo di paesi di costa e di montagna e soprattutto di isole, dai confini aperti che l’ansia di conoscenza porta a varcare. Il rifrangersi di un’onda, un’ombra, il tralcio d’una vite, le spine dei fichi d’India, la serratura arrugginita di un’antica porta, un sentiero tra il verde, l’angolo d’una casa, una pianta, un gioco di luci e colori, un istante strappato al corso del giorno o della notte, la traccia d’una navigazione, la ricerca d’una piazza o di un porto. E così via continuando, nel gioco che attraversa lo spazio e il tempo. Dall’alba al tramonto. Tra acque chiare e alture solenni che fatto da corona alle insenature. Paesaggi ospitali e talvolta aspri. E ruderi che hanno ancora la forza di testimonianze di vita.





