PHOTO


Arkadi Zaides è un artista multidisciplinare di origini Bielorusse, residente in Francia e docente in Belgio, internazionalmente riconosciuto per la vocazione a denunciare sul palcoscenico le più roventi questioni riguardanti diritti umani, per la capacità di fare luce sulle paure esistenziali dell'umanità e di portare in primo piano le grandi tematiche di un mondo in procinto di collassare. L’arte quindi dalla parte di chi soffre, per svegliare le coscienze e non voltarsi dall’altra parte. Dal 24 al 26 novembre, il Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita | Spellbound presenta, per la prima volta a Roma, il lavoro dell’artista. Fra arte visiva e performance, si tratta di tre lavori che mescolano indagini sul campo storico-forense, dispositivi tecnologici installativi, tematiche politiche, teatro, danza e robotica: The Cloud, che affronta di petto le tematiche legate alla crisi climatica partendo da uno dei più grandi disastri ambientali nella storia recente: l’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl; Talos incentrato sul rapporto fra tecnologia, pratiche di sorveglianza e movimenti migratori; e, infine, Necropolis, un lavoro che aspira a ridare dignità alle migliaia di migranti morti senza nome ai confini dell’Europa. Si parte il 24 novembre al Teatro Biblioteca Quarticciolo con la prova aperta di The Cloud, una prima restituzione al pubblico della nuova creazione di Zaides, in residenza a Roma dal 20 novembre. The Cloud mette sotto la lente d’ingrandimento la catastrofe di Chernobyl seguendo il movimento effettivo della nube radioattiva, le sue ricadute e il pericolo che rappresenta ancora oggi per l'uomo. Una nube indagata anche come nuvola di dati che conduce la coscienza collettiva verso uno stato di paranoia e panico e immaginata come un "iper-oggetto", ovvero – secondo le parole del filosofo britannico Timothy Morton – un elemento "massicciamente distribuito nel tempo e nello spazio rispetto agli esseri umani" che porta l'umanità a un collasso ecologico totale. Subito dopo la performance, l’incontro con l’artista a cura di Andrea Pocosgnich di Teatro e Critica.


Il giorno seguente 25 novembre ci si sposta al Teatro Palladium per Talos, uno spettacolo che nasce da un team di coreografi, drammaturghi e videoartisti guidati da Zaides per mettere in discussione l’omonimo inquietante progetto sviluppato negli anni scorsi dall’Unione Europea (e mai realmente testato) con l’obiettivo di creare un sistema avanzato per la protezione dei confini terrestri europei, basato su robot mobili e semi-autonomi. La performance intende rispondere ad alcune domande: che tipo di coreografia può nascere in prossimità dei confini? Quali strategie di restrizione definiscono il movimento? Dopo lo spettacolo, la serata prosegue con il talk dal titolo Documentary Choreography. Scenari geopolitici, iperoggetti e ricerca forense nel lavoro di Arkadi Zaides curato da da Piersandra Di Matteo, curatrice, dramaturg e direttrice artistica del festival Short Theatre. Oltre all’artista, intervengono Andrea Costa di Baobab Experience e Lorenzo Pezzani di Liminal – Università di Bologna.


Il focus sull’artista bielorusso si chiude il 26 novembre allo Spazio Rossellini con lo sconvolgente Necropolis, un lavoro che sfida ogni città ospitante a misurarsi con il proprio sistema di accoglienza. Lo spettacolo – che prevede una ricerca territoriale sul campo al fine di rintracciare le morti di persone migranti, ricostruendone le vite, nonché geolocalizzandone le sepolture – nasce da una premessa precisa: a causa di uno squilibrato rapporto fra persone morte durante i movimenti migratori e risorse, pratiche e dinamiche burocratiche dell’Unione Europea, le procedure che consentono l’identificazione dei cadaveri spesso non viene neppure eseguita. In fondo al mare, sulle coste e nell'entroterra, una massa di corpi decomposti racconta dunque la storia di un soggetto collettivo il cui fantasma aleggia sul territorio europeo. Per ridare dignità a queste persone, Arkadi Zaides e il suo team si addentrano nella pratica forense in ogni città che il progetto attraversa, costruendo un nuovo deposito virtuale che documenta i resti di coloro la cui morte è ancora oggi per lo più sconosciuta. Uno struggente archivio in crescita continua che attraversa lo spazio e il tempo mettendo in relazione mitologie, storie, geografie e anatomie di quei corpi ammessi in Europa come cadaveri. E anche se nella Città dei Morti non c'è più nessun corpo che possa danzare, è proprio quel corpo dei corpi che Zaides intende riportare in vita.
INFO E PRENOTAZIONI
orbitapromozione@gmail.com
https://www.instagram.com/orbita_spellbound
https://www.facebook.com/orbitaspellbound



