Si può essere un buon soldato senza sparare nemmeno un colpo? Desmond T. Doss ci riuscì. Dieci anni 
dopo Apocalypto, Mel Gibson è tornato dietro la macchina da presa con La battaglia di Hacksaw Ridge per raccontare, come in Braveheart, la storia di un uomo che combatte animato dalla sua fede religiosa. Medico e obiettore di coscienza che rifiutava l’uso delle armi, a 23 anni, durante la feroce battaglia di Okinawa combattuta nel 1945, contando solo sulle sue forze salvò la vita a 75 compagni. Un’impresa che gli valse una medaglia d’onore del Congresso, la più alta onorificenza militare americana al valore.

Il ruolo del protagonista è interpretato da Andrew Garfield (al cinema anche con Silence di Martin Scorsese), bravissimo nel rendere il suo personaggio che, con l’aria da perenne bravo ragazzo, dopo un durissimo addestramento, fa il suo dovere senza derogare ai suoi princìpi. Gibson conferma tutta la sua abilità nel girare le scene di guerra e anche la sua discutibile insistenza sui particolari più truculenti. Presentato in anteprima all’ultima mostra di Venezia, La battaglia di Hacksaw Ridge ha già fatto incetta di premi in tutto il mondo ed esce ora nei cinema: «Per me si è trattato di prendere un uomo normale e fargli fare cose straordinarie in situazioni difficilii», ha dichiarato Gibson. «La sua lotta avviene nel mezzo dell'inferno di una guerra e lui, con la sua fede e ostinazione, alla fine fa qualcosa di soprannaturale. Doss - aggiunge il regista - ha la forma di amore più alta che ci sia: quella di mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella degli altri».

E ancora sulla fede di Doss che, a ogni soldato salvato, invocava con gli occhi al cielo «Dio fammene trovare un altro»: «È innegabile che lui avesse una determinazione molto forte, grandiosa. Andare in questa zona armato solo dalla fede vuol dire avere una fonte di ispirazione straordinaria». Andrew Garfield  ha detto del suo personaggio: «Dobbiamo farci questa domanda, giorno per giorno: come ha fatto un uomo davvero semplice come lui a unire il fatto che non voleva uccidere un altro uomo con il desiderio di servire la sua patria? In un momento così difficile come oggi, di separazioni, lotte violente, ideologie e guerra, lui resta un simbolo del "'vivere e lascia vivere". Tutti noi abbiamo da imparare tante cose da lui».

(Pubblicato originariamente il  03/02/2017)