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Ci sono due cose che forse non sapete sull’inno italiano. Non si chiama Fratelli d’Italia, ma Il canto degli italiani, testo di Goffredo Mameli, musica di Michele Novaro, e non è mai stato reso ufficiale da un apposita legge, a differenza del tricolore e dello stemma nazionale. L' inno di Mameli, frutto di un provvedimento d'urgenza del governo De Gasperi nell'ottobre del 1946 per sostituire la Marcia reale sabauda, è rimasto quindi “provvisorio”. Per fare le cose per bene ci vorrebbe finalmente un’ufficializzazione. È ciò che propongono i deputati Umberto D'Ottavio e Massimo Fiorio del Pd, primi firmatari di una proposta di legge presentata alla Camera insieme ai colleghi David Ermini e Laura Coccia; quest’ultima di inno se ne intende essendo un ex atleta paralimpica. Con una legge di un solo articolo si chiede di riconoscere quello di Mameli come l' inno ufficiale della Repubblica italiana. Non sono i primi ad averci pensato. Dagli anni '50 del secolo scorso, periodicamente, la questione della «ufficializzazione» dell' inno di Mameli riemerge. In pochi lo sanno ma la Rai negli anni '60 lanciò addirittura una sorta di «primarie tv» tra cori tratti da opere liriche: e “l’elmo di Scipio” vinse su tutti. Più recentemente la Lega Nord ha avanzato l’ipotesi che diventasse il Va’ pensiero, il coro del Nabucco di Verdi, l'inno italiano. Se è mancata l’ufficializzazione, sulla scia delle celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia, nel 2012 è però arrivato un articolo di legge che istitutiva l’insegnamento di Fratelli d’Italia nelle scuole. «Si tratta di dare continuità a quell'impulso» spiega D'Ottavio. «Magari entro ottobre si potrebbe incardinare la proposta di legge in commissione Affari costituzionali alla Camera. Chi ci sta? Speriamo che altri non debbano fare per forza i diversi».



