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Se pensate a Garfield come il gattone sornione un po’ scorretto, tutto rutti e parolacce resterete stupiti dall’ultima prova Garfield. Una missione gustosa al cinema dal primo maggio. In cui - brevemente- Garfield, il famosissimo gatto di casa che odia il lunedì e ama le lasagne, sta per vivere una scatenata avventura all'aperto! Dopo l'inaspettato incontro con il padre perduto da tempo, il trasandato gatto di strada Vic, Garfield e il suo amico canino Odie sono costretti a lasciare la loro vita piena di comodità per unirsi a Vic in un'esilarante rapina ad alto rischio.
Un film bello e divertente, perché, competenti o meno in campo cinematografico, quel che conta come ci dice il caporedattore e critico cinematografico di Cinematografo Gianluca Arnone «la prima sensazione è quella istintiva». E questo film istintivamente piace perché fa ridere, coinvolge, fa riflettere, appassiona ed entusiasma. «È un cartone animato che arriva a grandi piccini».
Arnone l’ha visto col figlio di sei anni «a parer suo è il film più bello sin qui». Ma anche Arnone stesso, che al cinema ci va per mestiere, è rimasto favorevolmente colpito «per la leggerezza - nonostante i temi semiseri della paternità e della seconda occasione; e per l’eco slapstick alla Tom & Jerry e alla Bee Beep. È un film pirotecnico nella costruzione e nell’intreccio, dove i personaggi si fanno male, ma non si fanno mai male fino in fondo, sia fisicamente sia moralmente. È un film riconciliante e questo è il suo segreto».


E poi, la seconda occasione. «Quella che Garfield dà al padre, ma anche a se stesso. Di scoprire che è altro da quel che pensa. Pigro, mangione viziato qui invece vive l’avventura di mettersi in gioco e scopre lui stesso che ci può essere un Garfield diverso da quello che aveva conosciuto. Completa la sua conoscenza. È il Garfield che perdona il vero tratto del personaggio e del film. Molto più maturo di come lo ricordiamo». Poi certo, resta qualcosa di “scorretto”: «non solo in Catflix, la piattaforma preferita da Garfield strizzando l’occhio al pubblico americano. Il tratto più eclatante che fa pensare a un graffietto dello sceneggiatore e del regista è che gli unici personaggi negativi sono femminili. Sia Jinx, sia la guardia della fattoria; è un ribaltamento dei ruoli, ma è curioso in un tempo come questo in cui si sta così attenti al tema genere. Tutto sempre trattato con ironia, certo. Perché è un film di padri! Jhon, il “papà” umano di Garfield, quello che lo adotta quando sembra che Vic l’abbia abbandonato, e Vic. Entrambi alla ricerca di un figlio che si perde. Entrambi disposti a riscattarlo». E cos’ il bisonte: «che insegnerà loro a entrare e uscire sani e salvi dalla fattoria. Un concetto di custodia e cura di nuovo molto paterno».
L’ultima citazione esplicita è quella a Mission impossible: «nella scena del treno! “Solo io e Tom Cruise”, dirà Garfield, “non abbiamo bisogno dello stuntaman”. Con una chiara allusione al cinema d’avventura di cui Mission Impossible rappresenta l’apoteosi».
il trailer



