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“Grazie alla potenza della musica camminiamo lieti attraverso la notte tetra della morte”, cantano Tamino e Pamina, i due innamorati protagonisti del Flauto Magico di Mozart. E noi spettatori camminiamo lieti con loro in una edizione del capolavoro mozartiano che resterà memorabile. Davvero bello, da vedere e rivedere, Il Flauto Magico messo in scena al Teatro La Fenice di Venezia e accolto da applausi scroscianti nella “prima” del 20 ottobre.
Il regista Damiano Michieletto, il quarantenne veneziano ormai celebre in tutto il mondo per le sue letture mai scontate dei capolavori della lirica, ambienta l'opera di Mozart in una scuola. Ci sono il banco, la lavagna, un armadio. Tamino è uno scolaretto in grembiulino, Papageno è un bidello claudicante, la Regina della notte è una madre isterica e impasticcata, i tre fanciulli indossano tute da lavoro e caschi da minatori con la torcia accesa, come è giusto per chi deve saggiamente far da guida quando i protagonisti vivono i loro momenti bui. Quando occorre, le scene disegnate da Paolo Fantin ci portano nella stanza di Pamina o in un bosco, senza alcun sovraccarico di simboli.
Niente orpelli, piume di uccelli, solenni processioni di sacerdoti, richiami all'Egitto. Insomma, addio al solito vecchio armamentario visto cento volte. “Quello che è veramente importante, quando si lavora su un classico, è che il classico dialoghi con il contemporaneo, cercando di togliere le cose più prevedibili, già viste, banali”, dice Michieletto. Operazione perfettamente riuscita. Nulla sembra fuori posto, nessuno si scandalizza, tutto diventa perfettamente plausibile. Anche la comparsa da un armadio, nel finale, di quattro minuscoli bimbetti nei panni dei Papagenini.
La parte musicale, affidata alla bacchetta di Antonello Manacorda (45 anni, violinista, allievo di Claudio Abbado) funziona a meraviglia. Bravi tutti, dal Tamino convincente di Antonio Poli, alla Regina della Notte di Olga Pudova. Straordinario il Papageno di Alex Esposito, la cui prestazione scenica e vocale andrebbe commentata solo con superlativi. Intonati (come raramente si sente) e molto bravi a recitare (come raramente si vede) i tre ragazzi del Münchener Knabenchor. Le loro voci bianche sono state così apprezzate che, dopo la recita, a tarda ora e a grande richiesta, i tre fanciulli si sono esibiti con i loro compagni del secondo cast in un fuori programma canoro nelle sale del teatro veneziano.
Le recite sono in programma fino al 31 ottobre.



