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Per i suoi lettori è la maestra dei casi difficili. Lei, l'autrice inglese Cathy Glass, i cui libri sono tutti incentrati sulla propria esperienza ultraventennale nel campo dell'affido famigliare ci insegna cosa significa essere una famiglia nel senso allargato del termine, e quali sono i valori di base, e cioè accoglienza, accettazione, condivisione. La sua esperienza di madre naturale di due bambini e madre prima affidataria e poi adottiva di Lucy, già undicenne, è la linfa del nuovo libro E tu mi vorrai bene? (€14,90, Tre60). L'autrice, che ha venduto due milioni di copie soltanto in Inghilterra, ci racconta come si affronta e si vive questa scelta consapevole.
Partendo dal suo caso personale, l'adozione o l'affido di un bambino già grande, quali problematiche comporta per il bambino stesso e per la famiglia che lo accoglie?
"I bambini risentono fortemente delle esperienze che vivono, positive o negative, e questo si riflette sul loro comportamento. Un bambino trascurato o abusato può essere introverso o arrabbiato, avere incubi, soffrire di disordini alimentari o bagnare il letto. Anche se un bambino può sentirsi sollevato e grato per essere parte di una nuova famiglia, può anche avere paura di un nuovo rifiuto e non lasciare che nessuno gli si avvicini. Quanto più lunga è stata la sua sofferenza, tanto più lungo sarà il tempo che impiegherà per amare di nuovo".
Come è riuscita a conciliare l'attività familiare con quella professionale di scrittrice e civile nel campo dell'affido familiare?
"I bisogni della mia famiglia vengono sempre per primi. Mi alzo molto presto la mattina, per scrivere quando la casa è tranquilla e prima che tutti si sveglino. Le mie giornate sono davvero piene, ma lo sono allegramente. Non cambierei nulla. Mi rendo conto di quanto sono fortunata ad essere sia una mamma affidataria sia un’autrice".
Quali errori non dovrebbe mai commettere un genitore adottivo o affidatario?
"Criticare la famiglia naturale del bambino; non essere sincero; avere aspettative irrealistiche su di lui, che così si sentirà sotto pressione per non deludere. Inoltre, è facile sentirsi così dispiaciuti per le sofferenze che ha vissuto un bambino, da compensare eccessivamente. Ma tutti i bambini, per comportarsi in modo equilibrato, hanno bisogno di confini, così come necessitano di amore, interessamento e comprensione".
In Gran Bretagna è semplice adottare un bambino? C'è qualcosa che cambierebbe nel sistema?
"In Inghilterra è difficilissimo adottare un neonato sano, perché ci sono moltissime coppie che ne fanno richiesta. E’ più facile adottare un bambino più grande o con bisogni particolari. E’ importante che un bambino che non può vivere con la famiglia naturale trovi una famiglia adottiva il prima possibile, ma non a discapito dei diritti della famiglia natale. A cui bisogna dare la possibilità di verificare se, con adeguato supporto, può occuparsi essa stessa dei propri figli. La cosa peggiore, per un genitore, è perdere un figlio. Lo so dai genitori cui il tribunale ha tolto loro un figlio: le loro e-mail mi fanno sempre piangere. Credo che in Inghilterra il sistema debba essere più trasparente. Si tengono troppe riunioni a porte chiuse e i tribunali dei minori non sono aperti al pubblico o ai giornalisti".



