«Sicilia bedda mia, Sicilia bedda», cantava Franco Battiato in una delle canzoni che più raccontano l’amore del musicista catanese per la sua terra. Un testo non qualunque, ma intriso di ricordi e memorie, gli stessi che Francuzzo come lo chiamavano qui andava a ritrovare nella sua continua ricerca musicale ed esistenziale. La canzone è Veni l’autunnu, il paese descritto è Nunziata, alle pendici dell’Etna dove Battiato ha trascorso la sua infanzia «quei pranzi la domenica dai nonni», la gioia di vivere.
In quel paese Nunziata, che è poi una frazione di Mascali, da cui prende il nome il vino nerello mascalese è venuto alla luce un sito archeologico di straordinario interesse: muri in cocciopesto, tegole, materiali che in una prima fase di studio riconducono al XIII secolo dopo Cristo. Ma è soltanto un inizio in un’area che già nel 2013 aveva fatto emergere mosaici del sesto secolo di rara bellezza che raffigurano scene sulla creazione, con volatili, pesci ed altre creature marine. Tra le ipotesi prese in considerazione dagli studiosi c’è anche la possibilità che il sito sia il monastero super Maschalas ricordato da Papa Gregorio Magno in una lettera inviata nel 593 d.c al vescovo Secondino di Taormina. 



A realizzare gli scavi sono stati i volontari dell’Archeoclub d’Italia sezione jonico-etnea attraverso una convenzione con la Soprintendenza di Catania. «È una preziosa testimonianza di ciò che Mascali era nel passato, qui la lava dal 2 al 16 novembre 1928 devastò ogni cosa, ma quasi miracolosamente l’area della Nunziata è rimasta intatta», spiega Leonardo Vaccaro, uno dei volontari dell’Archeoclub.  Accanto a lui c’è la presidente, la professoressa Maria Rosaria Grasso: «È venuta alla luce una struttura muraria che potrebbe essere pertinente a un edificio di tipo ecclesiastico, un muro di circa 70 centimetri d’ampiezza intonacato all’interno, sicuramente gli scavi ci riserveranno altre sorprese».
A far scattare le indagini sul sito era stato nel 2021 il ritrovamento di due tombe risalenti al XIII e XIV secolo dopo Cristo. È stato così coinvolto l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che attraverso delle indagini geomagnetiche con il georadar aveva registrato delle anomalie, individuando così strutture di tipo archeologico nel sottosuolo.
Insomma a scavare qui è un’intera comunità e non è un caso che proprio attorno all’area è collocata una statua della Vergine che per la sua “collocazione provvisoria” come avrebbe detto Don Tonino Bello sembra di fatto dirigere i lavori. «A piazzarla lì era stato il precedente parroco, padre Carmelo Di Costa. Ogni anno qui si ritrova qualcosa lasciandoci sempre sorpresi, anni fa era una grande stalla, ma l’impegno della società civile ha permesso di documentare un’area unica per l’intera Sicilia, si pensa possa essere un convento basiliano, di certo qui c’era un insediamento radicato di qualche comunità cristiana», conclude padre Maurizio Guarrera, parroco della chiesa della Nunziatella.
 

Si scava, si prega, si canta. E riecheggia quella canzone di Franco Battiato: «Sparunu i bummi supra a Nunziata, 'n cielu fochi di culuri,  'n terra aria bruciata, e tutti appressu o santu 'nda vanedda, Sicilia bedda mia, Sicilia bedda», che tradotto dal siciliano significa: «Sparano le bombe (i fuochi d’artificio) sopra a Nunziata, in cielo fuochi di colori, nella terra aria bruciata, e tutti dietro al Santo per lo stradino, Sicilia bella mia, Sicilia bella»