Pietro e Bruno si conoscono dall’infanzia: il primo vive a Torino, è figlio di un ingegnere e trascorre le sue estati in un paesino di montagna in Val D’Aosta, in Val d'Ayas per la precisione; il secondo non si è mai mosso da quel villaggio, il padre lo ha abbandonato e sa a malapena leggere. Si perderanno di vista e si ritroveranno da giovani uomini (Luca Marinelli e Alessandro Borghi) in cerca di un’identità e la loro amicizia riprenderà vigore intorno alla costruzione di una baita isolata. Trasformare in film un romanzo Premio Strega amatissimo come Le otto montagne di Paolo Cognetti poteva essere molto rischioso. Ma la scommessa della coppia di registi tedeschi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch è stata vinta: anzi, al di là della vicenda narrata, che conserva tutti gli elementi del libro, l’esperienza del film è ancora più immersiva, totalizzante, poetica. In parte grazie alla scelta di adottare un formato di proiezione ristretto che ricorda un po' i documentari di montagna, e meno gli spottoni delle serie Tv. Il film ha vinto il premio della giuria al 75º Festival di Cannes e  4 David di Donatello, tra i quali quello per il miglior film.