Siamo in difficoltà con nostra figlia Emanuela di 18 anni: ogni volta che si parla e si hanno opinioni diverse dalle sue, si irrigidisce e finisce per piangere. Noi ci sentiamo disarmati, e non sappiamo che cosa fare; cerchiamo di essere il più delicati possibile, di esprimere le nostre posizioni in modo pacato, di non farla sentire attaccata da noi. Ma è inutile, e finisce invariabilmente per dire che non la capiamo, per concludere con un lungo pianto, che prosegue in camera sua. Se invece reagiamo in modo più diretto, è peggio, e si va allo scontro frontale, che finisce anch’esso con un pianto dirotto. Quando poi le passa, è la solita: aperta, espansiva, gentile e affettuosa.

Ludovica e Mattia

— Cari Ludovica e Mattia, le lacrime sono una forma di comunicazione intensa, ma è difficile capirne il significato. Si può piangere di gioia, di rabbia, di impotenza, di dolore, di vergogna… Per capire che cosa vuole comunicarvi Emanuela con i suoi pianti, bisogna compiere due movimenti. Il primo è quello di chiedervi che cosa provate voi quando la vedete piangere: dite che vi sentite disarmati, cioè senza mezzi per affrontare il conflitto che si è creato. Come se il pianto servisse a interrompere una situazione di contrasto, che Emanuela non sembra accettare. Forse sarebbe opportuno aiutarla a riconoscere che tra genitori e figli adolescenti è in atto un processo di separazione: ciò significa anche accettare dolorosamente che mamma e papà vedono le cose in modo diverso, che non sempre sostengono le posizioni dei figli, e che talvolta i genitori non sono più in grado di capire i figli, come avveniva quando erano bambini.

Inoltre, dite di non sapere che cosa fare: il vostro sentimento di inadeguatezza riflette probabilmente quello di Emanuela, che si trova bloccata nella propria impotenza. Forse coglie che c’è del vero nelle vostre posizioni, ma non è disponibile ad accettare che abbiate anche voi ragione, per difendere la propria distanza da voi. E così si trova in un vicolo cieco. Come vedete, in fin dei conti il pianto esprime la fatica dolente risponde Fabrizio Fantoni, psicologo e psicoterapeuta, 3 figli MIO fIgLIO L’ADOLESCENTE «Nei litigi nostra figlia piange e si chiude. Come instaurare un dialogo sano?» di non trovare una posizione propria, né troppo vicina né troppo lontana da voi. Il secondo passo da fare è, dopo che le acque si sono calmate, chiedere a Emanuela di provare a trasformare le sue lacrime in parole: spiegare che cosa ha provato dentro di sé, che cosa le ha fatto tanto male, che cosa avrebbe desiderato da voi. Un esercizio di chiarificazione non facile, che richiederà presumibilmente più occasioni di questo tipo, ma necessario.