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Telefona un lontano parente, giovane e psichiatrico, che vive insieme ad altri in una residenza protetta. Era in crisi, piangeva, voleva morire. Ero io al telefono, ma dopo mezz'ora ho staccato perché dovevo uscire per la Messa domenicale. Sola. Perché mio marito si dichiara ateo. Quando rientro, passata quasi un’ora, lui ha appena messo giù la cornetta. Allora l’ho guardato come fosse... nuovo. Mi è venuto da dirgli: “Io sono andata a Messa, ma tu anche più di me!”. Lui mi ha guardato in silenzio.
ANNAMARIA
...E mi racconti, cara Annamaria, che è la prima volta che non lo rimbrotti per il suo ateismo. Tu ci stai raccontando che ci sono molti modi per “ascoltare la Messa”: allarghi il tuo sguardo (in maniera veramente quaresimale).
Tante volte, nei nostri rapporti di coppia, vogliamo avere ragione. E magari, dal punto di vista oggettivo, abbiamo motivazioni da vendere: il dono di partecipare a una Messa, dove Gesù si rende presente nel Sacramento del suo amore, non è di certo paragonabile a nessun gesto umano. Eppure nelle relazioni coniugali e familiari non è questo il punto che conta, bisogna esporsi alle intenzioni buone degli altri, a cogliere i loro gesti di amore e... dirlo. Cosa assai difficile, lo sai bene.
Eppure tu ci insegni che hai superato l’esclusività del tuo punto di vista: lui era stato al telefono con quel lontano parente psichiatrico in grave crisi e desolato per tutto il tempo della tua assenza a Messa. E allora guardi tuo marito con altri occhi: sei capace di riconoscere il suo altruismo e la sua bontà, anzi ti sembra nuovo, perché ha fatto una vera opera di carità. Ciò che conta è che tu l’hai visto con occhi nuovi e hai smesso di avere ragione; e questo è un vero atto quaresimale: dimettere le nostre ragioni per apprezzare l’altro come è. Grazie!



