Cara professoressa, sono rappresentante della classe di mia figlia e l’altro venerdì è capitato un fatto grave a scuola, una di quelle vicende molto urgenti e importanti che non possono aspettare il lunedì. Ho mandato una mail alla professoressa ma non ho ricevuto risposta fino al pomeriggio di tre giorni dopo. Capisco che il fi ne settimana è sacro, ma non ci dovrebbe essere una certa reperibilità per gli insegnanti come per i medici?

ELEONORA


— Cara Eleonora, il problema della reperibilità dei docenti a ogni ora del giorno e della notte è stata posta anche nella recente ipotesi di contratto della scuola firmata il 9 febbraio scorso all’Aran da Cgil, Cisl e Uil. Si parlerebbe infatti del riconoscimento del diritto alla disconnessione, il diritto quindi di spegnere cellulari, tablet e computer, per conciliare in modo adeguato vita e lavoro. Ciò consentirebbe ai docenti di non avere obblighi festivi legati alla lettura di mail e circolari che arrivano puntuali da molti dirigenti ogni fine settimana e di poter lasciare a casa i telefoni quando si va a fare una passeggiata domenicale fuori porta. A maggior ragione il diritto alla disconnessione varrebbe per le mail dei genitori e per il resoconto dettagliato di tutti i problemi scolastici che si presentano dal venerdì pomeriggio alla domenica sera: ogni cosa verrebbe rimandata al lunedì. Ma se le questioni sono urgenti? Domandi. Mi viene in mente la risposta che dava in questi casi un uomo politico della prima Repubblica noto per la sua ironia: «Urgenti per chi?». Certo, non si può negare che il mestiere dell’insegnante sia assorbente e totalizzante, un profumo che rimane addosso a ognuno di noi tutte le volte che usciamo da scuola. Come è probabile che tra colleghi si approfitti del weekend per discutere di pensieri e problemi, di ansie e difficoltà, per condividere progetti e comunicazioni. Ma chiacchierare è una scelta, si costruisce un rapporto. Dover leggere una circolare messa sul sito della scuola o la mail di un genitore mentre si mangia un gelato con i propri figli certamente non è la stessa cosa. Staccare è sacrosanto, è igiene mentale, consente un rientro al lunedì con la mente sgombra. Ovviamente, e qui sta il punto, la regolamentazione dei tempi di disconnessione è prerogativa della contrattazione d’istituto e per funzionare deve prevedere anche momenti in cui è obbligatorio, invece, restare connessi e reperibili. E questo è legittimo, in un mondo ormai cambiato in cui, inutile negarlo, il cellulare è compagno quotidiano. Quindi la reperibilità al di fuori dell’orario di servizio probabilmente sarà prevista. Certamente connessa a un briciolo di buon senso.