PHOTO
Gent. dottore, nei giorni scorsi una ragazza di 19 anni dell’oratorio che dirigo è venuta da me e, piangendo, mi ha raccontato di un brutto episodio accadutole pochi anni fa, in cui il ragazzo che aveva da poco lasciato, suo coetaneo, l’aveva forzata a un rapporto sessuale contro la sua volontà. Un fatto che la ragazza ha tenuto nascosto per tre anni: ne ha parlato adesso, mentre mi raccontava le sue difficoltà con l’attuale fidanzato, che è un bravo ragazzo sotto tutti i punti di vista, ma di cui lei fatica a fidarsi completamente. Talvolta le capita di rivedere quel suo ex ed è molto turbata. Quale, secondo lei, potrebbe essere l’intervento più adatto da parte mia?
DON A.
Caro don A., va apprezzata la forza d’animo di questa ragazza che ha trovato il coraggio di parlare della violenza subita e di affrontare di nuovo le emozioni che l’hanno accompagnata: immagino la rabbia, il dolore, la vergogna, il senso di impotenza.
Un ascolto partecipe e attento è la prima cosa che le si può offrire. Ascolto sensibile verso le tracce delle emozioni di allora e di quelle di oggi: forse desiderio di giustizia? Paura che la violenza possa ripetersi, da chi non ce lo si aspetta? Disgusto nel rivedere quel ragazzo?
Dici che non vuole ricorrere alla giustizia: è comprensibile, però dovrà comunque collocare in una dimensione di senso il suo dolore e la rabbia che ne deriva. Sarà bene allora che, sia pure senza forzature, dica a questa ragazza che hai colto la gravità dell’accaduto e sei disponibile a riprendere il discorso, quando lo vorrà, in modo che questa esperienza non rimanga una ferita che si riapre di tanto in tanto, ma possa essere sanata integrandola tra le sue esperienze di vita.
Se, però, avvertissi che il trauma è stato troppo pesante per lei e la condiziona significativamente, proponile di affrontarlo con uno specialista: spesso le ragazze preferiscono in questi casi una psicologa donna.



