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di Sergio Tosatto
Il fenomeno di preghiera e venerazione nato a Fontanelle di Montichiari (Brescia) verso Maria Rosa Mistica e Madre della Chiesa, legato all’esperienza spirituale di Pierina Gilli, ha avuto il suo riconoscimento ufficiale l’anno scorso con il nihil obstat del Dicastero per la Dottrina della Fede. Gli eventi accaduti durante la vita della veggente e i numerosi messaggi celesti riportati nei suoi Diari sono oggetto di studio e, nei giorni dell’11 e 12 ottobre, saranno al centro del Primo convegno internazionale tenuto al santuario diocesano. Tra i vari relatori, oltre ai teologi e mariologi coinvolti nel discernimento che ha portato al giudizio positivo del Dicastero, è presente anche Marisa Tanzini, Presidente della Fondazione Rosa Mistica Fontanelle nata nel 2014, che ha conosciuto di persona la veggente di Montichiari.
Signora Tanzini, il suo legame con il santuario e con la veggente partono da molto lontano.
«Essendo di Montichiari, sapevo del fatto delle apparizioni della Madonna in Duomo nel 1947 e poi più tardi alle Fontanelle, però non è che le si seguisse. Però attorno al 1969-70, quando Pierina, dopo tanti anni di rifugio presso una casa religiosa, è tornata ad abitare nel paese, ecco che si è risvegliata questa curiosità».
Che effetto le faceva, da ragazzina, sentire fatti riguardanti le apparizioni della Madonna nel suo paese?
«Le prime apparizioni, quelle del 1947-48, sembravano quasi una bella fiaba. Però, diventata adulta, era nato in me il desiderio di approfondire cosa c’era sotto questa storia. Una sera, attraverso delle persone di comune conoscenza, con mio marito siamo andati a trovare Pierina Gilli».
Avete parlato delle mariofanie?
«No, ci parlò più in generale dell’importanza della religione per ogni singola persona, dell’amore della Madonna che Gesù ci ha dato per mamma per aiutarci in questo cammino. Fu in un secondo incontro, dove era presente anche il nostro parroco, che lei ci comunicò i desideri della Madonna».
Quindi il contenuto delle rivelazioni, o almeno parte di queste?
«Non c'era cenno nel colloquio del messaggio primario, cioè che Lei è venuta per la conversione dei sacerdoti e per richiamare i consacrati a tornare al primitivo senso di preghiera. Quello era il messaggio fondamentale. Invece nei nostri colloqui, Pierina ci rivelò altre frasi, rivoltele dalla Madonna, che sono rimaste impresse nel mio cuore: “A Montichiari ho portato tutto il mio amore. Ecco l'amor mio che abbraccia tutto il mondo, per mezzo di te piccola creatura ho dato e ti do ancora il mio amore per trasmetterlo alle anime! Comunicare l’amore! Quale azione più grande di questa? L'amore è carità, è preghiera che sale al Signore, è donazione di noi stessi, è tutto! Soffri per amore, dona nel silenzio, e parla con la preghiera”».
Almeno inizialmente ci fu l’ostacolo della chiesa ufficiale locale alla diffuzione di questa devozione.
«Sì, c’era, però, guardando a posteriori, se da un lato ricevevamo un colpo da parte dell'autorità ecclesiastica locale, dall’altro eravamo consolati da questa esperienza di rinnovamento, dal conoscere sacerdoti come monsignor Galbiati, da quell'invito a Roma a entrare con la statua di Rosa Mistica in San Pietro… Noi li abbiamo interpretati come aiuti che il Signore ci metteva sulla strada».
Lei vede le persone che oggi vengono in preghiera a Fontanelle, si è fatta un'idea, un identikit, di chi sono queste persone?
«Sono persone che hanno bisogno, che si sentono un po' smarrite, magari per una disgrazia in casa, uno stato di povertà, un cambio di stato sociale, una difficoltà di matrimonio. Vengono, pregano e trovano sempre aiuto, perché nella preghiera c'è sempre, sempre l’aiuto della Madonna che è mamma, non ci esclude, in un modo o nell'altro ci fa vedere l'aspetto positivo della sofferenza del momento».
Se dovesse scegliere dalle parole della veggente quelle per lei più significative, quali sarebbero?
«Direi: “Cuori generosi stanno ascoltando il mio invito! Nell'opera del Signore c'è posto per tutti”. A seconda dei doni che uno ha, può trovare il suo modo di perfezionare il suo rapporto col Signore. Dal contadino che tiene pulito il cortile del santuario e dà da bere ai fiori, allo studioso che invece scrive articoli e riflessioni importanti, tutti hanno il loro compito e la loro capacità di collaborare».



