Nacque a Roma il 18 gennaio 1880 e fu battezzato coi nomi di Ludovico Alfredo Luigi. Il padre, di origine bavarese, era stato caposarto degli Zuavi pontifici e aveva sposato Maria Anna Tutzer, originaria di Bolzano. Cresimato a soli 7 anni, fece la prima Comunione a 10 nella chiesa di S. Anna in Vaticano Nel 1889 gli morì il padre e la famiglia si trovò in condizioni di povertà, vivendo col sussidio della Conferenza di S. Vincenzo. Per interessamento di un colonnello delle Guardie Svizzere, entrò nella scuola dell’abbazia benedettina di S. Paolo fuori le Mura nel 1891, e lì il 12 novembre 1898 cominciò il noviziato assumendo il nome di Ildefonso. Nel 1901 professò i voti solenni, nel 1903 si laureò brillantemente e l’anno dopo, il 19 marzo, fu ordinato sacerdote. Si dedicò con passione agli studi di archeologia cristiana, liturgia, storia monastica e arte sacra, svolgendo contemporaneamente gli incarichi di maestro dei novizi, procuratore generale della Congregazione benedettina Cassinese e docente di liturgia presso diversi istituti. Eletto abate di S. Paolo nel 1918, fu poi nominato preside dell’Istituto Orientale, visitatore apostolico di monasteri e seminari italiani e presidente della Pontificia Commissione di arte sacra. Il 26 giugno 1929 Pio XI lo destinava arcivescovo di Milano creandolo poi cardinale. Il Beato emulò san Carlo non solo nello zelo pastorale, nella carità verso i poveri e nell’austerità della vita, ma anche nell’intransigenza verso il potere politico quando erano in gioco la superiore missione della Chiesa e il bene delle anime. Senza distinzione di parte, incoraggiò il clero che aiutava gli ebrei perseguitati a mettersi in salvo, e dopo la liberazione si adoperò per salvare molti ex fascisti dalla giustizia sommaria dei vincitori. Dopo la guerra, si adoperò per la ricostruzione morale e materiale della diocesi, da lui visitata 5 volte in 25 anni di episcopato. Morì il 30 agosto 1954 e fu beatificato il 12 maggio 1996.