Liturgia del giorno:
Lv 19, 1-2. 11-18; Sal. 18; Mt 25, 31-46.
Il patrono della città e della diocesi di Noto, in Sicilia, curiosamente è un nobile piacentino, Corrado Confalonieri. Nato nel 1290 a Piacenza, da giovane si diede alle armi. Durante una battuta di caccia per stanare la selvaggina ordinò di appiccare il fuoco a cespugli e piante della zona, ma l’incendio provocato fu tale da distruggere coltivazioni e case. Corrado e i suoi compagni fuggirono e le guardie del governatore arrestarono un poveraccio che non c’entrava per nulla, condannandolo a morte. Corrado, a questo punto, si presentò raccontando la verità e dicendosi pronto a riparare gli ingenti danni causati. Si ritrovò così in miseria e nel 1315, mentre sua moglie, Eufrosina, entrava nel monastero delle Clarisse a Piacenza, lui si fece terziario francescano a Calendasco. Poi però, in cerca di solitudine, dopo aver peregrinato a Roma si imbarcò per la Terrasanta, dove si trattenne qualche anno. Nel ritorno si fermò prima a Malta poi in Sicilia, precisamente a Noto, dove abitò prima nelle celle della chiesa del Crocifisso; poi, infastidito dalle frequenti visite di gente che veniva a chiedere consiglio e dalla violenza di alcuni malintenzionati che lo picchiarono a sangue ricevendone però un generoso perdono, si ritirò nella grotta dei Pizzoni, che il popolo chiamerà poi col suo nome. E non l’abbandonerà più, se non per andare di tanto in tanto dall’amico Guglielmo Buccheri, un eremita francescano che si era trasferito a Scicli. Al suo confessore, un sacerdote di Noto, il 17 febbraio del 1351 disse testualmente: «Tra due giorni, alle Grotte, avrò bisogno di te». Sapeva infatti che in quel giorno sarebbe morto. Lo trovarono infatti cadavere, ma, secondo la tradizione,in ginocchio. Intorno al suo eremo nel XX secolo sorgerà un istituto per orfani dell’Opera di Don Orione. Il terremoto del 1693 risparmiò i suoi resti, sepolti nella chiesa di san Nicolò, divenuta cattedrale della nuova diocesi, che ha in Corrado Confalonieri il patrono principale.