Liturgia del giorno:
At 16,1-10; Sal 99 (100); Gv 15,18-21
Fu sant’Ambrogio, nella sua Explanatio evangelii secundum Lucam e soprattutto nell’inno in onore dei martiri Vittore, Nabore e Felice, tutti e tre di origine nord-africana, a raccontarci la storia di questo santo, il cui culto è diffusissimo in tutta la diocesi di Milano, dove gli sono dedicate molte chiese. Vittore era un soldato che nel 303 si trovava a Milano per il servizio militare e che, avendo disertato mentre era in corso nell’esercito l’epurazione contro i cristiani, fu arrestato e, dopo sei giorni di digiuno, trascinato nell’ippodromo del Circo alla presenza dell’imperatore Massimiano e del suo consigliere Anulino. Questi gli ordinarono di sacrificare agli dei, ma Vittore rifiutò e fu allora sottoposto a crudeli torture: cominciarono col bastonarlo e, dopo averlo condotto in carcere gli versarono sulle piaghe del piombo fuso, senza però che questo gli provocasse danno. Dopo alcuni giorni riuscì a fuggire approfittando del fatto che i suoi guardiani dormivano, ma fu quasi subito raggiunto e condotto in un vicino bosco dove gli fu tagliata la testa. Il suo cadavere rimase insepolto per una settimana e lo trovò il vescovo san Materno, dandogli onorata sepoltura vicino al luogo dove era stato ucciso. Nabore e Felice sarebbero invece stati martirizzati a Lodi. Numerose a Milano furono le chiese a lui dedicate: San Vittore in Ciel d’Oro, San Vittore al Corpo, San Vittore all’Olmo, san Vittore al Carcere (sulla cui area venne poi costruito l’attuale complesso carcerario milanese di San Vittore), San Vittore al Teatro, San Vittore al Pozzo, che si collegano ai diversi spostamenti subiti dal martire, secondo la leggenda, prima e dopo la sua decapitazione. Era tanta le venerazione di sant’Ambrogio per lui che fece seppellire accanto al suo sepolcro il proprio fratello san Satiro. San Carlo Borromeo il 27 luglio 1576 fece una solenne ricognizione delle reliquie del santo, che fin dai tempi di Gregorio di Tours era venerato come patrono dei prigionieri e degli esuli.