Liturgia del giorno:
Nm 11, 4b-15; Sal 80 (81); Mt 14,13-21
Arrivato a Roma in gioventù dalla Sardegna dove era nato all’inizio del IV secolo, ricevette l’ordine minore del Lettorato dal pontefice Giulio I, che più tardi, mandatolo a Vercelli con alcuni messi pontifici per trattare l’erezione della nuova diocesi, lo nominò vescovo. La diocesi abbracciava allora un vastissimo territorio dalle Alpi a Milano e Pavia. Per eliminare il paganesimo, Eusebio svolse un’azione pastorale analoga a quella di altri grandi suoi contemporanei, Martino di Tours, Gaudenzio di Novara, Vigilio di Trento e Massimo di Torino: fece abbattere i templi pagani, gli idoli, e gli oggetti della superstizione, sostituendoli con oratori cristiani affidati alle cure di monaci. Soprattutto si dedicò alla predicazione; inoltre, per formarsi dei validi collaboratori, fondò un cenobio in cui i giovani alunni venivano preparati al sacerdozio con lo studio, la preghiera e la pratica dell’ascesi: in esso coabitavano anche il vescovo e i suoi preti. Fu questo il primo esperimento in Occidente di vita comune del clero diocesano. A quei tempi l’eresia di Ario, che negava la divinità di Gesù Cristo, era appoggiata dall’imperatore Costanzo. Eusebio, schieratosi decisamente in difesa di Atanasio, strenuo sostenitore della dottrina del Concilio di Nicea, fu esiliato prima in Palestina, poi in Cappadocia e infine nella Tebaide egiziana. Nel 361 moriva Costanzo ed il santo l’anno dopo tornava nella sua sede, accolto trionfalmente dai fedeli che avevano resistito all’eresia. Collaborò poi anche con sant’Ilario di Poitiers per ristabilire la vera fede nella sua Chiesa e nelle diocesi vicine. Si spense serenamente a Vercelli il 1° agosto del 371. E’ pura leggenda che Eusebio sia morto martire, lapidato dagli Ariani. Credibile è invece un’antica tradizione secondo la quale egli avrebbe portato dall’oriente il simulacro della Madonna nera di Oropa, sistemandolo in un sacello attorno al quale sarebbe poi sorto il famoso santuario mariano.