«Se amiamo concretamente chi ha fame e sete, chi è senza vestiti, malato, straniero, carcerato, noi stiamo amando il Signore». Papa Leone ha sintetizzato così il senso del concerto con i poveri che si svolge la sera del sei dicembre in Vaticano. Un evento voluto sei anni fa da papa Francesco che, tuttavia, non vi aveva mai partecipato. «Questa intuizione di papa Francesco», ha detto Prevost ricevendo in udienza gli organizzatori, «è Vangelo. Ci ricorda che la dignità degli uomini e delle donne non si misura in ciò che possiedono: noi non siamo i nostri beni e le nostre cose, bensì figli amati da Dio; e questo stesso amore dev'essere la cifra del nostro agire nei confronti del prossimo. Per questo, nel nostro concerto i fratelli e le sorelle più fragili occupano i primi posti».

Leone ricorda anche che la «musica ha sempre avuto un ruolo importante nell'esperienza cristiana. Nella liturgia, in particolare, il canto non è mai una ''colonna sonora'', un semplice sottofondo, ma è destinato a elevare l'animo per condurlo quanto più vicino possibile al mistero che si celebra. Quanto sono importanti nella musica la cura, l'impegno, l'arte e, infine, l'armonia che da esse deriva: è davvero un dono prezioso che Dio ha fatto a tutta l'umanità. Permettetemi, dunque, fratelli e sorelle, una battuta: mi raccomando, cantate bene! Cantate e suonate con arte e, soprattutto, con il cuore, perché davvero la musica può rappresentare una forma d'amore».

In particolare, ha svelato Michael Bublè, nell a conferenza stampa di presentazione, appa Leone gli ha chiesto di cantare l’Ave Maria di Schubert. «Sono sincero, l'ho cantata solo una volta in uno studio di registrazione, quindi sono preoccupato...». L’artista ha aggiunto che ha «scelto con cura la scaletta dei brani dopo aver chiesto quali sono graditi al Pontefice. Eseguirò tutti i brani che mi ha chiesto. La musica è un dono del Signore, quando l'ascolto, ascolto la voce di Dio», ha esclamato intonando l’Ave Maria nella sala stampa della Santa Sede.