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Pope Leo XIV shakes hands with Michael Buble following the sixth edition of the "Concert with the Poor" in Paul VI Hall at the Vatican, December 6, 2025. REUTERS/Vincenzo Livieri TPX IMAGES OF THE DAY
Saluta allo stesso modo artisti e poveri. Papa Leone, alla fine del concerto tenutosi in Aula Paolo VI, «iniziativa nata dal cuore di Papa Francesco» e giunta alla sesta edizione, si intrattiene con gli organizzatori e gli spettatori. Con Marco Frisina, che ha diretto l’orchestra, Serena Autieri che ha condotto la serata, Michael Bublé, la stella dell’evento. L’aula strapiena di indigenti e persone fragili perché «la musica», sottolinea papa Leone prima di dare a tutti gli auguri di Natale, «non un lusso per pochi, ma un dono divino accessibile a tutti, ricchi e poveri, dotti e semplici». Ringrazia i poveri della loro presenza, il cardinal vicario Baldo Reina, l’elemosiniere Konrad Krajewski, il Dicastero per il Servizio della Carità e tutte le opere caritative che hanno collaborato per la buona riuscita della serata. Un grazie speciale lo rivolge poi a Michael Bublé che, su sua richiesta, ha cantato l’Ave Maria di Schubert commuovendo tutti i presenti. Perché la musica, spiega Leone, «è come un ponte che ci conduce a Dio. Essa è capace di trasmettere sentimenti, emozioni, fino ai moti più profondi dell’animo, portandoli in alto, trasformandoli in una ideale scalinata che collega la terra e il cielo. Sì, la musica può elevare il nostro animo! Non perché ci distrae dalle nostre miserie, perché ci stordisce o ci fa dimenticare i problemi e le situazioni difficili della vita, ma perché ci ricorda che non siamo solo questo: siamo molto di più dei nostri problemi e dei nostri guai, siamo figli amati da Dio!».
Il Pontefice collega la musica con il periodo di avvento, con la festa del Natale, «ricchissima di canti tradizionali, in ogni lingua, in ogni cultura». Ed è come, sottolinea «se non si potesse celebrare questo Mistero senza musica, senza inni di lode. Del resto, il Vangelo stesso ci dice che mentre Gesù nasceva nella stalla di Betlemme, in cielo c’era un grande concerto di angeli! E chi ha ascoltato quel concerto? A chi sono apparsi gli angeli? Ai pastori, che vegliavano di notte per fare la guardia al loro gregge», cioè alle persone più umili e scartate.
Infine l’invito, in questo tempo di Avvento, a prepararsi «all’incontro con il Signore che viene! Facciamo in modo», esorta, «che i nostri cuori non si appesantiscano, non siano tutti presi da interessi egoistici e preoccupazioni materiali, ma che siano svegli, attenti agli altri, a chi ha bisogno; siano pronti ad ascoltare il canto d’amore di Dio, che è Gesù Cristo. Sì, Gesù è il canto d’amore di Dio per l’umanità. Ascoltiamo questo canto! Impariamolo bene, per poterlo cantare anche noi, con la nostra vita».





