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Secondo Seneca, soffriamo più per l’immaginazione che per la realtà. Effettivamente, spesso la nostra mente ci trae in inganno e la paura si alimenta della paura stessa, diventando una vera gabbia interiore. Esiste una paura sana, che è il senso del limite, che ci protegge e ci dona una sopravvivenza istintiva; ma poi esiste una paura che ci ingabbia e ci paralizza.
Come vincere questa paura?
Ho in mente due episodi del Vangelo. Nel primo troviamo Gesù che, dopo una notte in preghiera, cammina sulle acque. I discepoli lo vedono arrivare e hanno paura, pensando che sia un fantasma (Mt 14,26).
Poi Pietro, guardandolo, si fida di lui e riesce a tenere lo sguardo fisso su Gesù e a camminare anche lui sulle acque. Ma arrivano forti raffiche di vento: prende paura e inizia a sprofondare. Allora dice: «Signore, salvami!» (Mt 14,30), e Gesù lo afferra per la mano e lo salva (Mt 14,31).
Ecco: le raffiche di vento rappresentano proprio le nostre paure quando arrivano gli imprevisti della vita. Cosa ci può salvare in quel momento? Tornare a tenere lo sguardo fisso su Gesù e dire a lui anche le nostre paure: «Signore, salvami», lasciandoci afferrare dal suo braccio.
In un altro episodio, invece, troviamo Gesù sulla barca mentre arriva una forte tempesta. Gesù sta dormendo. I discepoli iniziano ad avere paura perché rischiano di essere sommersi dalle onde e di sprofondare. Lo svegliano ed egli comanda alla tempesta, e la tempesta si placa (Mc 4,39).
Ma c’è una frase molto bella che solo Marco riporta: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (Mc 4,38). Qui forse c’è la paura più ancestrale di tutte: la paura di essere abbandonati, di non importare a nessuno, di non importare neanche a Dio.
E allora, anche se Gesù è sulla barca con noi, anche se Dio sembra dormire sulla barca della nostra vita, pensiamo di non essere importanti per qualcuno, neppure per Dio. Ecco: la paura viene vinta sapendo invece che siamo amati, ciascuno di noi, uno ad uno. Magari Dio sembra dormire nella nostra esistenza, ma basta aprirgli il cuore ed egli viene e seda le tempeste più importanti della nostra vita.
Questa forza, il sapere di essere amati da qualcuno nella nostra esistenza - ma soprattutto da Dio - può aiutarci a gettare il cuore oltre l’ostacolo. La parola coraggio contiene proprio la parola cuore nella sua etimologia: per vincere la paura bisogna fare un salto nel vuoto, il salto dell’amore, il salto di sapersi amati e di lasciarsi abbracciare da quel Dio che vuole dirci: «Io ti amo, sei prezioso per me».



