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Lc 21,1-4 - Santi Andrea Dung-lac, Presbitero e Compagni, Martiri - Memoria
Nel Vangelo di oggi Gesù ci mette davanti a una scena che potrebbe sembrare marginale: “Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli”. Un gesto rapido, quasi impercettibile, che però cattura lo sguardo di Cristo più di tutte le offerte ricche e appariscenti degli altri. È sorprendente che Dio si lasci toccare da così poco, ma è proprio questo il punto: per Lui non conta la quantità, conta il cuore.
La vedova non dà il superfluo, dà ciò che la espone, ciò che le costa davvero. E lo fa senza aspettarsi nulla, senza testimoni, senza l’ansia di apparire migliori. È il contrario di quella religiosità di facciata che spesso ci tenta, dove accumuliamo gesti “giusti” ma teniamo al riparo la parte di noi che non vogliamo perdere. La vedova invece affida proprio quello che non può permettersi di rischiare. E in questo suo lasciar andare c’è un modo concreto di dire a Dio: “Mi fido”.
Gesù non la elogia perché è povera, ma perché è libera. È libera da quella paura che ci fa trattenere tutto, come se la vita dipendesse solo da noi. È libera dalla logica del calcolo, quella che ci spinge a dare solo quando non fa male. La sua offerta è piccola, ma è vera. E la verità commuove sempre Dio. Questo brano allora non ci chiede di dare di più, ma di dare in modo autentico. Di smettere di aspettare il momento perfetto per amare, per perdonare, per donare tempo, attenzione, ascolto.
Perché la misura del Vangelo non è “quanto” offri, ma “quanto di te” metti in ciò che offri. Forse ognuno di noi ha solo “due spiccioli” da mettere nelle mani di Dio: un sì fragile, un gesto imperfetto, una fatica quotidiana che sembra inutile. Ma Gesù ci assicura che proprio lì, in quel poco consegnato con sincerità, Lui vede un dono immenso. E lo trasforma in vita.
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