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Mt 1,1-17 - Feria propria del 17 dicembre
Una lunga genealogia riempie tutto il racconto del Vangelo di oggi. Nomi, generazioni, storie intrecciate. Sembra un elenco freddo, e invece è il racconto più umano che potessimo ricevere a pochi giorni dal ricordo di Dio che si fa uomo. Perché Dio, prima di nascere, ha scelto di avere una storia.
Gesù non piove dal cielo come una parentesi divina che ignora tutto. Entra dentro una vicenda fatta di luci e ombre, di fedeltà e tradimenti, di grandezze e fragilità. In questa genealogia ci sono re santi e re disastrosi, uomini giusti e uomini sbagliati, donne coraggiose e storie complicate. È come se Dio volesse dirci, fin dall’inizio: io non ho paura della vostra umanità.
La Novena ci prepara a un Dio che non sceglie la perfezione, ma la realtà. Dio non cerca una famiglia ideale, ma una famiglia vera. Non nasce in una linea retta, ma dentro una genealogia storta, ferita, come spesso è anche la nostra. Eppure proprio lì Dio scrive la salvezza. Questo significa che niente della nostra storia è inutile, nemmeno ciò che avremmo voluto cancellare.
Ogni nome custodisce una promessa, ogni generazione porta il peso delle precedenti. E quando arriviamo a Giuseppe, tutto sembra fermarsi: lui non genera Gesù, ma gli dona qualcosa di ancora più grande, il nome. È l’atto con cui lo riconosce, lo accoglie, lo protegge. È così che la salvezza entra nel mondo: nella responsabilità di un uomo che sceglie di non scappare. In questa attesa di Natale, il Vangelo ci invita a rileggere anche la nostra genealogia. Non solo quella del sangue, ma quella delle scelte, degli incontri, delle ferite, dei perdoni. Dio nasce proprio lì, dove la nostra storia sembra più fragile. La nostra storia, così com’è, può diventare il luogo in cui Dio si rende di nuovo presente.
Mercoledì 17 dicembre 2025 - (Feria propia del 17 dicembre)




