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La storia di "Sweetie", la bambina virtuale presa d'assalto sul web da migliaia di pedofili, sbalordisce inannzitutto per la velocità con cui i nuovi "orchi" della Rete hanno contattato il profilo digitale di una ragazzina di 10 anni, creato dall'Associazione Terre des Hommes allo scopo di denunciare i reati sessuali sui minori: 20.000 persone, cioè 20.000 pedofili, erano pronti a sborsare quattrini per fare sesso con lei davanti alla webcam. Avete letto bene: 20.000 pedofili hanno tentato di agganciare "Sweetie" in neppure tre mesi: credevano fosse disponibile in carne e ossa.
Dunque, questa è la prima cosa che grida vendetta.
Ma ce n'è un'altra, collegata a questa, che purtroppo è ampiamente sottovalutata dalle famiglie: se 20.000 pedofili si precipitano su una bambina virtuale, significa che trovano, in tutto il mondo - perché questi "orchi" si tengono collegati tra loro - migliaia di VERI profili di bambini e bambine, le cui foto sono VERE e non VIRTUALI.
E chi mette queste foto VERE sui social? I bambini stessi o addirittura noi genitori, che anche piccolissimi, anche neonati, li sbattiamo sulla piazza virtuale di Facebook o Google+ (solo due esempi) per gratificare noi stessi, perché ormai la parola d'ordine è condividere, condividere, condividere.
E così, condividendo decine di migliaia di minori che non possono neppure alzare la mano e rifiutare, i nostri figli seguono il nostro esempio e finiscono a loro volta con migliaia di foto e video dritti filati sugli schermi dei pedofili, che via Facebook, Twitter, Whatsapp e compagnia bella hanno buon gioco di provare a contattarli personalmente. Ed riuscirci è un gioco da "ragazzi".
Dunque, il caso di "Sweetie" ci permette di rilanciare qui l'appello che il presidente del Garante dei dati personali, Antonello Soro, lancia attraverso Famiglia Cristiana. I destinatari siamo noi: genitori, fratelli, parenti, amici di famiglia. I figli vanno aiutati a capire come usare con intelligenza gli smartphone e i tablet. E anche a come non usarli.
DICHIARAZIONE DI ANTONELLO SORO, PRESIDENTE GARANTE PRIVACY, A FAMIGLIA CRISTIANA
«Attenzione ai rischi che corrono ragazzi e bambini lasciati soli sul web o con in mano uno smartphone. Sono i genitori, per primi, ad essere chiamati a vigilare sull'uso dei nuovi strumenti di comunicazione da parte dei figli, sulla loro navigazione in rete, sulle informazioni e le foto che"postano" sui social network. Nei ragazzi deve crescere la consapevolezza degli effetti reali che producono le loro azioni on line. È quindi necessario che famiglie e scuola promuovano al più presto una vera propria “educazione digitale”. Abbiamo già visto troppe vittime e troppi cyberbulli».
Dunque, questa è la prima cosa che grida vendetta.
Ma ce n'è un'altra, collegata a questa, che purtroppo è ampiamente sottovalutata dalle famiglie: se 20.000 pedofili si precipitano su una bambina virtuale, significa che trovano, in tutto il mondo - perché questi "orchi" si tengono collegati tra loro - migliaia di VERI profili di bambini e bambine, le cui foto sono VERE e non VIRTUALI.
E chi mette queste foto VERE sui social? I bambini stessi o addirittura noi genitori, che anche piccolissimi, anche neonati, li sbattiamo sulla piazza virtuale di Facebook o Google+ (solo due esempi) per gratificare noi stessi, perché ormai la parola d'ordine è condividere, condividere, condividere.
E così, condividendo decine di migliaia di minori che non possono neppure alzare la mano e rifiutare, i nostri figli seguono il nostro esempio e finiscono a loro volta con migliaia di foto e video dritti filati sugli schermi dei pedofili, che via Facebook, Twitter, Whatsapp e compagnia bella hanno buon gioco di provare a contattarli personalmente. Ed riuscirci è un gioco da "ragazzi".
Dunque, il caso di "Sweetie" ci permette di rilanciare qui l'appello che il presidente del Garante dei dati personali, Antonello Soro, lancia attraverso Famiglia Cristiana. I destinatari siamo noi: genitori, fratelli, parenti, amici di famiglia. I figli vanno aiutati a capire come usare con intelligenza gli smartphone e i tablet. E anche a come non usarli.
DICHIARAZIONE DI ANTONELLO SORO, PRESIDENTE GARANTE PRIVACY, A FAMIGLIA CRISTIANA
«Attenzione ai rischi che corrono ragazzi e bambini lasciati soli sul web o con in mano uno smartphone. Sono i genitori, per primi, ad essere chiamati a vigilare sull'uso dei nuovi strumenti di comunicazione da parte dei figli, sulla loro navigazione in rete, sulle informazioni e le foto che"postano" sui social network. Nei ragazzi deve crescere la consapevolezza degli effetti reali che producono le loro azioni on line. È quindi necessario che famiglie e scuola promuovano al più presto una vera propria “educazione digitale”. Abbiamo già visto troppe vittime e troppi cyberbulli».



