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Gli sdraiati di Michele Serra (Feltrinelli) balza in testa alla classifica dei libri più venduti. Riconosciamogli subito un doppio merito:
1) l'aver scalzato dal trono Fabio Volo;
2) l'aver posto al centro dell'attenzione il rapporto fra padri e figli, genitori e figli, generazioni diverse.
Il titolo è un'immagine efficace di come un adulto vede l'adolescente-figlio di oggi: disteso sul divano, un po' sperso fra Tv, cellulare, cuffiette, tablet... Poco incline a comunicare. Come se avesse deciso da tempo che, farlo, è inutile e impossibile.
Scegliendo la forma del diario-romanzo, Serra si domanda come sia potuto accadere questo: cioè come e quando e perché si è creata questa distanza, questa estraneità. Il padre protagonista è piuttosto in crisi, disorientato, però si è messo in testa di ripetere con il proprio figlio quell'escursione in montagna che suo padre fece con lui...
Buono o cattivo? Buono: perché riapre un dibattito necessario, perché lo fa in maniera non retorica, perché Serra scrive bene, perché l'idea di una padre e un figlio "costretti" a guardarsi in faccia in montagna è suggestiva... Ho solo trovato qualche eccesso caricaturale nella descrizione sia della vecchia che della nuova generazione.
A questo punto, speriamo che il libro accenda la discussione, che metta i padri di fronte alle loro responsabilità, ma faccia lo stesso con i figli. L'essenziale è riaprire il canale comunicativo, guardarsi negli occhi e parlarsi. Un suggerimento: leggere il libro di Serra in parallelo al saggio Il compesso di Telemaco dello psicanalista Massimo Recalcati (anch'esso Feltrinelli).
1) l'aver scalzato dal trono Fabio Volo;
2) l'aver posto al centro dell'attenzione il rapporto fra padri e figli, genitori e figli, generazioni diverse.
Il titolo è un'immagine efficace di come un adulto vede l'adolescente-figlio di oggi: disteso sul divano, un po' sperso fra Tv, cellulare, cuffiette, tablet... Poco incline a comunicare. Come se avesse deciso da tempo che, farlo, è inutile e impossibile.
Scegliendo la forma del diario-romanzo, Serra si domanda come sia potuto accadere questo: cioè come e quando e perché si è creata questa distanza, questa estraneità. Il padre protagonista è piuttosto in crisi, disorientato, però si è messo in testa di ripetere con il proprio figlio quell'escursione in montagna che suo padre fece con lui...
Buono o cattivo? Buono: perché riapre un dibattito necessario, perché lo fa in maniera non retorica, perché Serra scrive bene, perché l'idea di una padre e un figlio "costretti" a guardarsi in faccia in montagna è suggestiva... Ho solo trovato qualche eccesso caricaturale nella descrizione sia della vecchia che della nuova generazione.
A questo punto, speriamo che il libro accenda la discussione, che metta i padri di fronte alle loro responsabilità, ma faccia lo stesso con i figli. L'essenziale è riaprire il canale comunicativo, guardarsi negli occhi e parlarsi. Un suggerimento: leggere il libro di Serra in parallelo al saggio Il compesso di Telemaco dello psicanalista Massimo Recalcati (anch'esso Feltrinelli).



