Cristiano Gori - ex coordinatore scientifico dell’Alleanza contro la povertà in Italia - ha scritto un bel libro in cui racconta come l’Italia abbia cercato in questi anni di dar risposta alla grande questione della povertà. Si parte da lontano, dalla commissione presieduta da Ermanno Gorrieri nel 1984, tra i primi soggetti a parlare di reddito minimo. D'altra parte la struttura economico-salariale del nostro Paese stava già profondamente cambiando e non era strano vedere i primi “lavoratori poveri”. Ci si rese conto proprio in quegli anni che il lavoro non era sempre un mezzo di emancipazione sociale. Gli anni successivi si limitarono a rafforzare questa triste evidenza. Ma ci vorrà un bel po' prima che in Italia, ultima tra i paesi europei, ci si decidesse ad introdurre una misura unica di contrasto alla povertà. In realtà nel 2017 non entrò in vigore un reddito minimo, ma una misura più complessa e più completa, il Rei, ossia il Reddito di inclusione. Il Rei, oltre al beneficio monetario, prevede l'inserimento in un progetto sociale elaborato dai servizi sociali territoriali. Un grande passo avanti nella lotta alla povertà.
Con Gori – assieme a chi scrive, in qualità di portavoce – si è partecipato ad una storia importante del welfare italiano. Una pagina breve, in realtà: nel 2018 il nuovo governo giallo-verde approverà il Reddito di cittadinanza, soppiantando così il Rei. Il RdC come lo vediamo attualmente ha preso molte cose dalla teoria e dalla (ridotta) pratica del Rei. Se oggi abbiamo uno strumento meglio calibrato, è anche grazie all'esperienza del Rei, sia quella operativa, sia quella elaborativa.
Le vicende dell'introduzione del Rei sono dunque narrate non tanto con la logica dello storico, ma con quella del sociologo del welfare, dell'esperto di policy making che identifica e analizza gli ostacoli frapposti alla volontà di istituire e rendere operative delle politiche pubbliche. L'Alleanza è tutt'ora una grande coalizione sociale composta da sindacati, associazioni, ong ed enti del terzo settore che svolge il suo lavoro di advocacy e di think tank. È proprio questa doppia natura, politica e scientifica, ad aver reso possibile uno straordinario dialogo con le istituzioni governative, superando alcuni ostacoli particolarmente insidiosi.
Oggi la realtà del Covid-19 pone nuove sfide alle politiche pubbliche. L'Alleanza continua il suo lavoro aggiornandolo alle nuove forme di povertà. Forse tra qualche anno scriveremo nuove pagine perché serviranno nuovi strumenti. Rimane il fatto che le politiche hanno sempre più bisogno di soggetti sociali capaci di far sintesi, di elaborare e di proporre. Un pezzo di futuro sta nella competenza che avremo di saper intervenire in modo efficiente ed efficace, sia tecnicamente sia politicamente.


