Forti nella speranza della Risurrezione

[Gesù disse ai suoi discepoli]: «E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

 

Giovanni 6,39-40

 

Per antichissima tradizione la Chiesa celebra all’inizio di novembre, subito dopo la solennità di Tutti i Santi, una giornata penitenziale dedicata alla memoria orante di tutti i fedeli che «ci hanno preceduto nel segno della fede e dormono il sonno della pace».

 

Madre e Maestra, la Chiesa sa gioire con chi è nella gioia e piangere con chi è nel lutto: il distacco dai propri cari, che la morte del corpo impone per il tempo dell’esistenza terrena, è faticoso e doloroso, perché comporta l’esperienza della mancanza. È sempre difficile accogliere la morte, ma lo è maggiormente quando essa giunge anzitempo, per ragioni impreviste e imprevedibili, per mano violenta, per la malvagità degli uomini, per causa della guerra, delle malattie, delle persecuzioni: la sapienza della Chiesa, alla luce della fede, ci insegna però che la morte non è la fine, ma la porta per la vita che non finisce, l’unica via data all’uomo perché entri nella gloria del suo Signore.

 

Anche Gesù l’ha attraversata, e «l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con Lui, perché fosse reso inefficace questo corpo di peccato e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti, chi è morto è libero dal peccato» (Romani 6,6). La morte è stata collocata da Dio come confine dell’esistenza terrena, estremo atto di misericordia dopo la disubbidienza dell’adam, che aveva valicato il limite creaturale e fatto entrare nell’esperienza umana il male. Questo non può essere eterno! Solo Dio è eterno, ed è eterna la vita che Lui è e dà! Proprio “sorella morte” ci conduce alla nascita vera, quella al cielo, e alla vita che non ha fine, quando, tersa ogni lacrima (cfr. Apocalisse 21, II Lettura Messa III), gioiremo per sempre alla presenza di Colui che abbiamo cercato lungo la strada dell’esistenza «come la cerva anela ai corsi d’acqua» (Salmo 41, Responsorio Messa III).

 

Le tre liturgie di oggi ci invitano a fare memoria di quanti già hanno attraversato la porta della vita eterna e a custodire, nelle sofferenze presenti, la speranza potente che sostiene i credenti nel qui e ora della storia, illuminata dalla salvezza: risuona la certezza granitica nella Risurrezione del corpo, promessa e culmine della fede in Gesù. Egli ci assicura: «Chiunque vede il Figlio e crede in Lui ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Giovanni 6, Vangelo Messa I). Giobbe, nel mezzo della prova, proclama: «Io so che il mio Redentore è vivo e che ultimo si ergerà dalla polvere: io lo vedrò, i miei occhi lo contempleranno » (I Lettura, Messa I); «abiteremo nella Casa del Signore! Spera nel Signore, sii forte», incoraggia il Salmo 26 (Responsorio Messa I), perché «chi spera nel Signore non resta deluso» (Salmo 24, Responsorio Messa II). «La speranza non delude, perché l’amore di Dio è riversato nei nostri cuori!» (Romani 5, II Lettura Messa I).

 

La speranza cristiana non è ingenuità, è una virtù! Si fonda sul Cristo, pietra angolare, «che con i segni della passione vive immortale» e offre al mondo, in mezzo ai dolori e alle contraddizioni, «la sua luce serena » (Preconio Pasquale): Egli «eliminerà la morte per sempre e asciugherà le lacrime» (I Lettura Messa II, Isaia 25). Tutta la creazione «attende » il Signore, giudice misericordioso (cfr. Vangelo Messa II, Matteo 25) di fronte al quale «risplenderanno le anime dei giusti» (I Lettura Messa III, Sapienza 3), e «nutre la speranza di essere liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli» (Romani 8, II Lettura Messa II). Il Padre ci attende nella sua casa, nella gioia senza fine: beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati suoi figli; beati i puri di cuore, perché vedranno Dio! (Matteo 5, Vangelo Messa III).