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Maria, custode dell’armonia perduta
La festa dell’Immacolata ci invita a guardare con sincerità al nostro passato e al nostro futuro. Quando pensiamo al passato, incontriamo quello che la tradizione chiama “peccato originale”: una realtà da cui Maria, in modo unico, è stata preservata. È un tema che nel corso del tempo ha suscitato molte domande: che cosa significa? Perché riguarda tutti? Come possiamo comprenderlo oggi?
La Bibbia, più che darci un racconto preciso di un episodio avvenuto “all’inizio”, ci aiuta a leggere la condizione dell’uomo. Nella storia d’Israele, molte persone di fede hanno riflettuto sulla vita e si sono chieste: perché proviamo paura? Perché la nostra libertà è fragile? Perché ci sono tensioni nelle relazioni, difficoltà nel lavoro, ostilità nella natura? Perché è così difficile vivere in armonia con Dio, con gli altri e con noi stessi?
Il racconto del paradiso terrestre cerca di dare una risposta a queste domande, affermando che non era così all’inizio. Dio aveva pensato per l’uomo una vita serena, limpida, armoniosa. La figura del serpente, che dice «sarete come Dio», indica la radice del problema: l’uomo ha voluto mettersi al posto di Dio, non accettando di essere creatura e di avere dei limiti.
È questo che la tradizione chiama “peccato originale”: non tanto un gesto da collocare in un passato remoto, ma la descrizione della fragilità dell’uomo di ogni tempo, che facilmente si illude di bastare a sé stesso. Le conseguenze di questa rottura si vedono subito: la paura, la fuga, il sospetto, la difficoltà a fidarsi dell’altro, e persino un rapporto più faticoso con la natura, che diventa ostile. Anche il nostro tempo conosce bene queste ferite: pensiamo ai conflitti, alla fatica di comunicare, all’uso sconsiderato delle risorse della terra. In questo contesto risuona la domanda di Dio: «Adamo, dove sei?». È una domanda che Dio rivolge a ogni uomo e a ogni donna: dove sei arrivato? Dove ti sei nascosto? Perché hai paura di me? Non è un rimprovero cattivo, ma il segno di un amore che non si arrende e continua a cercare l’uomo anche quando egli si allontana.
Su questo sfondo comprendiamo meglio la festa dell’Immacolata. Maria è quella porzione della nostra umanità in cui il disordine del peccato non è entrato. Non per un merito o per una qualità personale, ma per un dono di Dio che prepara in lei la venuta del suo Figlio. In Maria vediamo che cosa l’uomo potrebbe essere se si lasciasse totalmente guidare dall’amore di Dio. Il saluto dell’angelo – «Rallégrati, piena di grazia» – ci aiuta a capire tutto il resto. Secondo il testo originale, potremmo tradurre: «Rallégrati, tu che sei immensamente amata». Maria è amata da Dio fin dall’inizio. E questa verità illumina anche la nostra vita. Come ricorda san Paolo, ciascuno di noi è pensato e amato da Dio prima ancora che il mondo esista. L’amore, però, ha bisogno di essere accolto. Maria risponde con il suo “Eccomi”, un sì semplice ma totale, che apre la strada all’ingresso di Dio nel mondo. Se il peccato è un no detto a Dio, la salvezza è un sì. E Maria è la donna del sì, la donna che rende possibile una nuova creazione.
Anche noi siamo chiamati a dire il nostro “Eccomi”: non soltanto a Dio, ma anche alle persone che incontriamo, perché l’amore vero è disponibilità, ascolto, accoglienza. Ogni volta che nasce un sì, anche piccolo, qualcosa della nostra vita cambia, una relazione si ricompone, un percorso si apre, una parte di mondo rifiorisce. Per questo la festa dell’Immacolata non è solo un ricordo del passato, ma una promessa per il futuro: in Maria vediamo ciò che Dio desidera compiere in ciascuno di noi.





