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The Dream of St. Joseph, Luca Giordano (Italian, 1632-1705), about 1700, oil on canvas, 46-5/8 x 54-1/4 in. (canvas) approximately 57-1/2 x 64-1/2 x 4 in. (framed), European Painting and Sculpture Before 1800
Giuseppe, l’uomo della notte, del silenzio e dei sogni
l Vangelo dell’ultima domenica di Avvento ci conduce nella casa silenziosa di Giuseppe. Qui, prima ancora del Natale, tutto si muove attorno a un turbamento profondo. Il sogno di Giuseppe, infatti, nasce come rovesciamento di un incubo. La realtà gli era appena crollata addosso: Maria, la sua promessa sposa, è incinta. Matteo dice che lo è «per opera dello Spirito Santo», ma questo annuncio teologico non attenua lo smarrimento di un giovane uomo che non aveva mai visto – né nella Scrittura né nella storia – un concepimento così. Giuseppe si trova stretto tra due decisioni dolorose: denunciare pubblicamente Maria, esponendola all’accusa di adulterio, oppure sciogliere il legame in segreto.
Per capire la drammaticità del momento basta ricordare che, nel mondo ebraico, il matrimonio era valido già dal primo accordo tra i due, anche se gli sposi non vivevano ancora insieme. È proprio in questo periodo che Maria risulta incinta: una gravidanza così era punita dalla legge come adulterio.
Matteo definisce Giuseppe “giusto”. Non perché esegua meccanicamente il codice, ma perché sa ascoltare anche la legge del cuore. La sua giustizia è fatta di misericordia, di discernimento, di una tenerezza forte e silenziosa. È giusto perché non si lascia imprigionare dalla durezza della norma e, prima di tutto, vuole proteggere Maria. Decide di sciogliere il vincolo in segreto: preferisce pagare un prezzo personale piuttosto che esporre l’amata alla vergogna e alla morte.
In questo atteggiamento si rivela la grandezza di Giuseppe. Egli insegna che la vera giustizia non è cieca applicazione della legge, ma capacità di leggere le persone prima dei codici. C’è la legge scritta sulla carta e c’è quella impressa nella coscienza: quando le due entrano in conflitto, occorre scegliere la via che salva. Ed è proprio qui che Dio interviene. Un angelo, nel sogno, gli dice: «Non temere di prendere con te Maria». Il sogno non è evasione dalla realtà, ma conferma luminosa del bene che Giuseppe aveva già intuito. L’incubo si capovolge: ciò che sembrava una minaccia diventa una vocazione. Giuseppe accoglie, non senza timore, un compito inedito e più grande di lui. La sua obbedienza – semplice, ferma, nascosta – apre la strada all’incarnazione.
C’è un tratto profondamente umano in questa pagina. Anche noi custodiamo un sogno di vita affettiva piena, perché nasciamo nella relazione e viviamo di relazioni. Per questo l’incubo del tradimento, dell’incomprensione, della solitudine, è uno dei più dolorosi che la vita possa riservare. Quando l’amore viene ferito – tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra amici –, il cuore sanguina a lungo.
Ma Giuseppe ricorda che nessuna ferita affettiva è irreparabile. Che il sogno non va accantonato, ma purificato. Che Dio può trasformare ciò che appare come una fine in un inizio nuovo. È lo stile di Dio: entrare nelle nostre fratture per farne culla di una vita nuova.
Arrivati all’ultima tappa dell’Avvento, il Vangelo ci invita a riconoscere che la preparazione al Natale non consiste solo in riti o in attese spirituali generiche, ma nella disponibilità ad accogliere il modo sorprendente con cui Dio entra nelle nostre storie. Come Giuseppe.





