Camminare nel tempo, nel segno dell'Eterno

 

Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Luca 2,16-17

 

Continuiamo a contemplare il Natale del Signore! La Chiesa, madre e maestra, invita ogni anno a celebrare la nascita di Gesù, vero «Sole che sorge» per «visitarci dall’alto» (cfr. Benedictus, Luca 1,78), quasi contemporaneamente al solstizio d’inverno: in tal modo si mettono in luce i simbolismi potenti individuabili nelle stesse evidenze scientifiche, espressione di Dio, “Padre Onnipotente, Creatore”, “Signore degli eserciti e delle schiere celesti”, cui obbediscono le stelle, i venti, i mari e la natura tutta, che ha creato l’intelligenza umana e la rispetta, come scintilla della sua Sapienza infinita, in ogni uomo, anche il più lontano dalla fede; d’altra parte, diverse indicazioni contenute nelle Scritture e nelle tradizioni antiche, non ultime le ricostruzioni sui tempi assegnati nel Tempio di Gerusalemme agli uffici liturgici del sacerdote Zaccaria, il padre del Battista (cfr. Luca 1,5-26), sembrano confermare fortemente le date individuate dalla tradizione cristiana per la celebrazione del Natale, evento grandioso nella storia dell’umanità, che riannoda il cielo e la terra e ogni uomo al suo vero Dio.

Tutti gli anni, durante questo solenne Tempo liturgico e proprio nella ricorrenza dell’Ottava di Natale, cade anche il primo giorno dell’anno civile, che segna simbolicamente il rinnovarsi del ciclo della vita e della storia. «Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti gli fu messo nome Gesù», che significa “Dio Salva” (Vangelo, Luca 2). Noi cristiani viviamo nel segno della Salvezza acquistataci da Cristo e sappiamo che il nostro tempo è nelle mani di Dio: Egli ci ha creati per l’eternità; Egli, l’Infinito, si è incarnato nel tempo, è entrato nel tempo per dare al tempo il respiro dell’Eterno; in Lui solo, e nella sua incarnazione, il nostro tempo si fa Eternità. Dio rispetta il tempo dell’uomo, la storia che ha affidato alle mani sapienti dell’adam maschio e femmina, fatto a immagine e somiglianza di Lui: il nostro tempo non è un kronos insensato, e talora disperato, che scivola inesorabilmente nel nulla, come pensava il paganesimo, pur credendo nell’immortalità dell’anima, ma assegnando ad essa il buio più profondo; il nostro tempo, il tempo di noi «figli della Luce e figli del Giorno» (1Tessalonicesi 5,5), è un kairòs provvidenziale nel quale Dio, proprio Lui, nel suo corpo e nel suo sangue, si manifesta e si fa vedere: proprio in questo tempo Egli ci salva, con la carne del Figlio, nel grembo della Madre.

È per questo che ogni anno affidiamo il nostro tempo alla iša perfetta, la «Donna» da cui Gesù è «nato nella pienezza del tempo» (II lettura, Galati 4), segno potente di una grande benedizione, perché portatrice della Vita vera, a immagine della quale ogni vita umana è fatta. Vita è, dal principio, la benedizione di Dio, la promessa solenne che il Signore ci «custodisce», come il grembo di una Madre, e «fa risplendere il suo volto su di noi», «concedendoci la Pace» (I lettura, Numeri 6). Lo sguardo di Dio è benedizione (cfr. Genesi 1): questa invoca da Lui ancora il Salmo 66, Responsorio della solennità di oggi. In Lui prorompe la Gioia, cuore del Natale, che ci consegna «lo Spirito del Figlio» (II lettura). Buon Anno!