Nel nome di Colui che è Uno e Trino

 

Gesù si avvicinò [ai discepoli] e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Matteo 28,18-19

 

Il dogma trinitario che celebriamo oggi è un frutto della compiuta manifestazione del mistero di Dio, nella sua interezza rivelato alla Chiesa con il dono dello Spirito: «Tutti coloro che sono guidati da Lui, sono figli di Dio»; questo Spirito infatti non è «da schiavi, per ricadere nella paura, ma rende figli adottivi, e per mezzo di Lui gridiamo Abba, Padre! E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare alla sua gloria» (II lettura, Romani 8). San Paolo ci offre parole e immagini prese dalla esperienza della vita umana, che ci aiutano a gustare la ricchezza del mistero trinitario, e ci mostra che in esso siamo coinvolti tutti: «La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio» (Colossesi 3,3).

Ci dia il Signore di comprendere la grandezza di questo dono! Esso è un mysterion (in greco, sacramentum in latino), una realtà che dà salvezza e che rende visibile la grazia in noi, espressione dell’adam, maschio e femmina, fatto a immagine di Dio Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, per una vita come quella del Creatore, eterna, infinita, piena, ricca di amore, potente e generativa nelle sue differenze costitutive e salvifiche.

«Interroga i tempi antichi: dal giorno in cui Dio ha creato l’uomo sulla terra vi fu mai cosa grande come questa? Che un popolo abbia udito la voce di Dio e sia rimasto vivo? O mai un dio ha tentato di scegliersi una nazione con mano potente e braccio teso?» (I lettura, Deuteronomio 4). Questo popolo prediletto, scelto dal Padre fin dalle origini dei tempi, amato come una sposa, è la moltitudine di «quanti temono Dio e sperano nel suo amore»: «l’occhio del Signore» è su di loro, «per liberarli dalla morte e nutrirli in tempo di fame»; «l’anima loro lo attende», perché essi sanno che Lui solo «è loro aiuto e loro scudo» (Salmo 32, Responsorio).

C’è una corrispondenza di affetti, ordinati secondo le costitutive differenze, tra Dio e l’uomo, che Egli ama fin dal principio, come esiste una corrispondenza di affetti tra il Padre, il Figlio e lo Spirito, nella vita trinitaria, di cui è immagine la vita, nella carne, di ogni famiglia umana: il Padre ama per primo, il Figlio è amato dal principio e lo Spirito è amore che circola e dà vita; «Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Dio che ha amato noi» (1Giovanni 4,10). La Trinità mostra la bellezza di una differenza accolta, amata e vissuta come pienezza, che rende possibile la fioritura della dimensione personale di ciascuno e la vera felicità, già nel nostro oggi: «Osserva dunque le leggi e i comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu viva» (I lettura).

Dopo la Risurrezione Gesù stesso, il Figlio amato, mostra che nell’obbedienza al Padre è la vera regalità: «A me è stato dato ogni potere in Cielo e in terra»! Seguire il Cristo significa percorrere la sua stessa strada, fatta di passione, di croce e di Gloria, «non fare differenze di persone» (cfr. Atti 10,34), comprendere che l’originaria predilezione è per tutte le genti, «andare e fare discepoli tutti i popoli, battezzando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e insegnando ad osservare tutto ciò che ci ha comandato» (Vangelo, Matteo 28). E il suo comandamento è uno solo: l'Amore, che vive nella Trinità. Buona Festa!