Seguire Gesù con sapienza
Gesù disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo».
Luca 14,25-27
Il tema della croce è centrale nella vasta sezione del Vangelo di Luca che precede i racconti della Passione e descrive il viaggio determinato del Salvatore fino a Gerusalemme, luogo del sacrificio e della gloria: con discorsi, eventi ed esempi Gesù accompagna e prepara i discepoli a vivere l’evento della salvezza e ad aprire il cuore e la mente al disegno straordinario – e a tratti incomprensibile – del Padre. Nelle domeniche estive, settimana dopo settimana, pur con diversità di accenti, abbiamo ricevuto sempre lo stesso invito a comprendere la dimensione salvifica della croce e a guardare con amore a quella, piccola o grande, che caratterizza in modo speciale la nostra vita. Anche oggi Gesù, nel Vangelo, ci ammonisce seccamente: entriamo nella Salvezza, preparata per noi dall’origine del mondo, se impariamo a dare il giusto posto a quanti fanno parte della nostra esistenza, se sappiamo collocare ogni amore nella giusta prospettiva rispetto all’Amore da cui veniamo e verso il quale camminiamo, dal quale deriva ogni nostro amore e la stessa nostra capacità di amare. Si tratta, nella sostanza, di riconoscere tutti e tutto come dono di Colui che ama fin dal principio ed è origine di ogni amore dato e ricevuto; si tratta, soprattutto, di non desistere di fronte alla nostra croce, di non vergognarci, di non scappare, di rendere testimonianza proprio nella fatica di portarla, soprattutto quando appare ingiusta, incomprensibile, schiacciante. Come per Gesù.
SANO DISCERNIMENTO. Ciò richiede sapienza e discernimento, elargiti dallo Spirito: espressioni non della capacità umana ma della gratuita amicizia di Dio che precede ogni nostro desiderio. Sulla capacità di discernere insiste tutta la liturgia: la I lettura (Sapienza) mostra che essa è dono di Dio per «raddrizzare i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono salvati per mezzo della Sapienza», immagine del Cristo stesso; il Salmo 89 (Responsorio) sottolinea che solo Dio insegna il discernimento e guida l’uomo ad avere un cuore saggio: non si tratta dunque dell’abbondanza di sapere e di conoscenze ma di una dimensione dell’anima, che si può ottenere solo dal Signore, per la quale tutta la Scrittura mostra che si deve pregare (cfr. 1Re 3). La Sapienza di Dio ci apre a prospettive nuove, sintonizzate sui veri bisogni dei fratelli anche se inaudite per le abitudini della gente che ci circonda e che condivide con noi l’epoca e le sue apparenti urgenze e necessità (II lettura, Lettera a Filemone). Con la Sapienza di Dio, che è Cristo, possiamo discernere e individuare ciò che è vero, giusto e buono, non lasciarci ingannare da false immagini di bene propinateci nel quotidiano e metterci in cammino dietro Gesù con autenticità: le due brevi parabole che Egli ci propone nel Vangelo invitano con chiarezza al discernimento cristiano. Esso è ragionevole e alla portata dell’uomo, nessuno potrebbe non vedere la verità e la bontà della scelta giusta nelle concrete situazioni in cui di volta in volta si esercita; esso esige, però, per essere messo in pratica, la radicalità del Vangelo. E su questa, semplice e difficilissima, si gioca tutta la nostra vita.


