È una bocciatura senza appello, quella che emerge dalla relazione sull'istituto del 5 x Mille consegnata dalla Corte dei Conti alle Camere il 24 dicembre scorso. Quadro normativo incerto, inefficienze, meccanismi di assegnazione dei contributi a dir poco farraginosi, fondi che mancano all'appello sono solo alcune delle criticità sottolineate dal rapporto.
E proprio all'assenza di una Legge quadro la Corte fa risalire in primo luogo le tante zone d'ombra che accompagnano l'attuazione del 5 x Mille: "La mancata stabilizzazione dell'istituto del 5 x Mille attraverso una legge organica - in grado di garantire la certezza delle risorse nel corso di un arco temporale ragionevole e la definizione di tempi certi per l'erogazione dei fondi - ha prodotto inefficienze e inutili appesantimenti burocratici. Il quadro normativo dell'istituto risulta confuso e inadeguato. Le attività di coordinamento, controllo e garanzia delle amministrazioni interessate appaiono insufficienti".
Se il tetto di spesa annuo risulta in contrasto con le determinazioni dei contribuenti, "riducendo, di fatto, la percentuale del contributo", lo scarso coordinamento tra le amministrazioni coinvolte provoca ritardi nelle erogazioni e determina l'incertezza sulla disponibilità delle risorse. In particolar modo, inoltre, la Corte dei Conti evidenzia che "l'attribuzione delle risorse in base alla stretta capacità contributiva fa sì che alcuni enti che possono raccogliere il favore di optanti abbienti ottengano, anche con un basso numero di scelte, somme assai rilevanti" e "la differente capacità fiscale dei contribuenti sul territorio nazionale fa sì che i Comuni più ricchi possano beneficiare, in proporzione, di maggiori introiti, senza alcun meccanismo di perequazione o coordinamento".
A dir poco paradossale, oltretutto, l'esclusione degli enti di sostegno alle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici dalla contribuzione del 5 mille. La Corte dei Conti annota laconicamente che "(...) non è prevista la scelta da parte dei contribuenti. Ciò suscita perplessità, in quanto la mancata opzione è in contrasto con la ratio dell'istituto, venendo attribuita all'amministrazione la determinazione dei destinatari".
Se infine è gravissimo il palese conflitto di interesse "di numerosi enti che, anche indirettamente, gestiscono i Centri di assistenza fiscale e sono potenziali beneficiari del 5 x Mille", ed è evidenziato dalla Corte che restano esclusi da questa forma di partecipazione civica milioni di cittadini a basso reddito che non pagano l'Irpef, viene definitivamente certificato quanto, nel corso degli scorsi mesi, decine e decine di enti Non profit e associazioni di volontariato avevano denunciato: a partire dal 2009 esiste una differenza di 198 milioni di euro tra gli importi attribuiti e gli importi liquidati. In altre parole, dove sono finiti quasi 200 milioni di euro di contribuzioni dei cittadini?
E proprio all'assenza di una Legge quadro la Corte fa risalire in primo luogo le tante zone d'ombra che accompagnano l'attuazione del 5 x Mille: "La mancata stabilizzazione dell'istituto del 5 x Mille attraverso una legge organica - in grado di garantire la certezza delle risorse nel corso di un arco temporale ragionevole e la definizione di tempi certi per l'erogazione dei fondi - ha prodotto inefficienze e inutili appesantimenti burocratici. Il quadro normativo dell'istituto risulta confuso e inadeguato. Le attività di coordinamento, controllo e garanzia delle amministrazioni interessate appaiono insufficienti".
Se il tetto di spesa annuo risulta in contrasto con le determinazioni dei contribuenti, "riducendo, di fatto, la percentuale del contributo", lo scarso coordinamento tra le amministrazioni coinvolte provoca ritardi nelle erogazioni e determina l'incertezza sulla disponibilità delle risorse. In particolar modo, inoltre, la Corte dei Conti evidenzia che "l'attribuzione delle risorse in base alla stretta capacità contributiva fa sì che alcuni enti che possono raccogliere il favore di optanti abbienti ottengano, anche con un basso numero di scelte, somme assai rilevanti" e "la differente capacità fiscale dei contribuenti sul territorio nazionale fa sì che i Comuni più ricchi possano beneficiare, in proporzione, di maggiori introiti, senza alcun meccanismo di perequazione o coordinamento".
A dir poco paradossale, oltretutto, l'esclusione degli enti di sostegno alle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici dalla contribuzione del 5 mille. La Corte dei Conti annota laconicamente che "(...) non è prevista la scelta da parte dei contribuenti. Ciò suscita perplessità, in quanto la mancata opzione è in contrasto con la ratio dell'istituto, venendo attribuita all'amministrazione la determinazione dei destinatari".
Se infine è gravissimo il palese conflitto di interesse "di numerosi enti che, anche indirettamente, gestiscono i Centri di assistenza fiscale e sono potenziali beneficiari del 5 x Mille", ed è evidenziato dalla Corte che restano esclusi da questa forma di partecipazione civica milioni di cittadini a basso reddito che non pagano l'Irpef, viene definitivamente certificato quanto, nel corso degli scorsi mesi, decine e decine di enti Non profit e associazioni di volontariato avevano denunciato: a partire dal 2009 esiste una differenza di 198 milioni di euro tra gli importi attribuiti e gli importi liquidati. In altre parole, dove sono finiti quasi 200 milioni di euro di contribuzioni dei cittadini?


