È un risultato di straordinaria importanza. Grazie all'appello lanciato da Oxfam e sottoscritto da 225 mila consumatori, Coca-Cola, una delle più grandi multinazionali mondiali del settore alimentare, ha annunciato oggi di voler adottare un piano che rispetti i diritti sulla terra delle comunità di agricoltori locali in tutto il mondo.
Da tempo Oxfam è impegnata in una battaglia planetaria contro il cosiddetto "land grabbing", ossia l'accaparramento indebito e improprio di terre per fini produttivi a danno delle comunità locali, che spesso e volentieri sono ingannate o addirittura forzate ad abbandonare le terre che coltivavano da generazioni e dalle quali dipendeva esclusivamente il proprio sostentamento.
Per favorire un consumo responsabile e consapevole, Oxfam ha quindi lanciato la campagna "Scopri il marchio", che analizza le politiche sociali e ambientali delle multinazionali dell'alimentare. La risposta dei consumatori è stata a dir poco entusiasta. "Nessuna azienda può più permettersi di non dare ascolto ai propri clienti", afferma Elisa Baciotti, direttrice Campagne Oxfam Italia. "Se sono i consumatori a chiederlo, anche i colossi dell'alimentare devono impegnarsi nella lotta contro fame e povertà, cambiando modalità e standard di produzione".
Nel concreto, Coca-Cola ha dichiarato di voler adottare politiche che vincolino i propri imbottigliatori a tutelare i diritti sulla terra delle comunità locali nei Paesi dove operano. Questo implicherà ricercare un consenso libero, preventivo e informato a operazioni di compravendita e acquisizione di terre per usi produttivi.
L'azienda ha dichiarato l'impegno a effettuare valutazioni ambientali e sociali indipendenti delle sue filiere di fornitura in Colombia, Guatemala e Brasile, ai quali seguiranno India, Sudafrica e Thailandia. Il dossier "Zucchero Amaro", pubblicato da Oxfam lo scorso 2 ottobre, ha evidentemente colpito nel segno sottolineando gravi distorsioni e criticità delle modalità di produzione delle multinazionali dell'alimentare.
Quindi Coca-Cola ha garantito che renderà pubblici i nomi dei tre maggiori fornitori di canna da zucchero di cui si serve e si impegnerà in sede internazionale a sostenere pratiche rispettose dei diritti sulla terra delle comunità. Impegni messi nero su bianco e pubblicati sul sito Internet della compagnia.
Un primo, fondamentale risultato è stato raggiunto. Ovviamente Oxfam continuerà a monitorare l'attività della multinazionale per verificare il rispetto degli impegni presi. E la campagna "Scopri il marchio" proseguirà, concentrandosi su altre due compagnie, Pepsi e Associated British Foods, che ancora devono dare una risposta alle decine di migliaia di clienti che, in tutto il mondo, hanno detto a chiare lettere "tolleranza zero al land grabbing".
Per maggiori informazioni consultare il sito: www.oxfamitalia.org
Da tempo Oxfam è impegnata in una battaglia planetaria contro il cosiddetto "land grabbing", ossia l'accaparramento indebito e improprio di terre per fini produttivi a danno delle comunità locali, che spesso e volentieri sono ingannate o addirittura forzate ad abbandonare le terre che coltivavano da generazioni e dalle quali dipendeva esclusivamente il proprio sostentamento.
Per favorire un consumo responsabile e consapevole, Oxfam ha quindi lanciato la campagna "Scopri il marchio", che analizza le politiche sociali e ambientali delle multinazionali dell'alimentare. La risposta dei consumatori è stata a dir poco entusiasta. "Nessuna azienda può più permettersi di non dare ascolto ai propri clienti", afferma Elisa Baciotti, direttrice Campagne Oxfam Italia. "Se sono i consumatori a chiederlo, anche i colossi dell'alimentare devono impegnarsi nella lotta contro fame e povertà, cambiando modalità e standard di produzione".
Nel concreto, Coca-Cola ha dichiarato di voler adottare politiche che vincolino i propri imbottigliatori a tutelare i diritti sulla terra delle comunità locali nei Paesi dove operano. Questo implicherà ricercare un consenso libero, preventivo e informato a operazioni di compravendita e acquisizione di terre per usi produttivi.
L'azienda ha dichiarato l'impegno a effettuare valutazioni ambientali e sociali indipendenti delle sue filiere di fornitura in Colombia, Guatemala e Brasile, ai quali seguiranno India, Sudafrica e Thailandia. Il dossier "Zucchero Amaro", pubblicato da Oxfam lo scorso 2 ottobre, ha evidentemente colpito nel segno sottolineando gravi distorsioni e criticità delle modalità di produzione delle multinazionali dell'alimentare.
Quindi Coca-Cola ha garantito che renderà pubblici i nomi dei tre maggiori fornitori di canna da zucchero di cui si serve e si impegnerà in sede internazionale a sostenere pratiche rispettose dei diritti sulla terra delle comunità. Impegni messi nero su bianco e pubblicati sul sito Internet della compagnia.
Un primo, fondamentale risultato è stato raggiunto. Ovviamente Oxfam continuerà a monitorare l'attività della multinazionale per verificare il rispetto degli impegni presi. E la campagna "Scopri il marchio" proseguirà, concentrandosi su altre due compagnie, Pepsi e Associated British Foods, che ancora devono dare una risposta alle decine di migliaia di clienti che, in tutto il mondo, hanno detto a chiare lettere "tolleranza zero al land grabbing".
Per maggiori informazioni consultare il sito: www.oxfamitalia.org


