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Ogni due secondi nel mondo nasce un bambino destinato a soffrire la fame. In un solo anno, il 2024, sono stati 18,2 milioni: più di un terzo della popolazione italiana. Un numero che pesa come un macigno e racconta una tragedia che non fa rumore ma miete vittime ogni giorno, in silenzio. È la malnutrizione acuta, responsabile da sola di circa la metà dei decessi dei bambini sotto i cinque anni nel mondo.
Alla vigilia della Giornata mondiale dell’Alimentazione, che si celebra il 16 ottobre, Save the Children rilancia la campagna “Emergenza fame”, per chiedere ai leader mondiali di affrontare le cause profonde dell’insicurezza alimentare e costruire sistemi sanitari e di protezione sociale più resilienti. «È inaccettabile che, ogni due secondi, nel mondo nasca un bambino destinato a soffrire la fame», afferma Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia. «La malnutrizione è un killer silenzioso che prosciuga le energie dei più piccoli e li priva del futuro».
Dietro le cifre ci sono volti, nomi, infanzie spezzate. A Gaza, secondo le Nazioni Unite, l’80% delle morti per fame riguarda bambini sotto i cinque anni: almeno 132 mila sono oggi a rischio di morte per malnutrizione acuta. L’assedio totale ha trasformato il cibo in un’arma di guerra e la fame in strumento di controllo. È la prima volta che in Medio Oriente una carestia viene ufficialmente dichiarata: oltre mezzo milione di persone a Gaza City, la metà bambini, stanno affrontando livelli catastrofici di fame.
Ma la Striscia non è un caso isolato. In Sud Sudan il numero dei piccoli in malnutrizione acuta è salito da 2,1 a 2,3 milioni, complice l’intreccio micidiale tra conflitti, povertà e cambiamento climatico. In Siria, mezzo milione di bambini soffre di malnutrizione cronica, una condizione che compromette per sempre lo sviluppo fisico e cognitivo. E in Afghanistan, uno dei Paesi più colpiti al mondo, 3,5 milioni di minori rischiano di soffrire la fame quest’anno, in un contesto di povertà strutturale e tagli agli aiuti internazionali.


Secondo l’analisi di Save the Children, 44 milioni di bambini sotto i cinque anni che vivono in zone di conflitto soffrono di arresto della crescita legato alla malnutrizione (stunting): più di uno su tre. Su scala mondiale, nel 2024 150 milioni di piccoli sono affetti da questa condizione, un dato ben lontano dall’obiettivo globale di ridurre il numero a 108 milioni entro il 2025. La fame non solo uccide: compromette la crescita, l’intelligenza, la speranza di vita.
Il 70% dei bambini affamati vive in Asia, il 27% in Africa. In Nigeria si registra il numero più alto di minori malnutriti (5,4 milioni), seguita dalla Repubblica Democratica del Congo (4,5 milioni) e dall’Afghanistan (3,5 milioni). In Somalia, un Paese flagellato da siccità e alluvioni, quasi 1,9 milioni di bambini sotto i cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta entro il 2026, mentre in Pakistan oltre 1,4 milioni di neonati sono nati in condizioni di fame nel solo 2024.
A peggiorare il quadro, gli shock climatici e i tagli agli aiuti internazionali, che mettono in ginocchio i programmi per la salute, la nutrizione e l’istruzione nei Paesi più poveri. «Negli ultimi trent’anni abbiamo visto progressi significativi, ma oggi il mondo guarda altrove. Tagli agli aiuti, guerre, ostacoli all’accesso umanitario rendono la situazione disperata. Servono interventi urgenti e misure strutturali e durature per garantire cibo, acqua, assistenza sanitaria e protezione», prosegue Fatarella.
Per Save the Children la sicurezza alimentare è una scelta politica, non un destino inevitabile. L’Organizzazione chiede ai governi di affrontare le cause strutturali della fame – conflitti, disuguaglianze, crisi climatica – garantendo l’accesso continuo a cibo e servizi essenziali, integrando la nutrizione in tutte le politiche di sviluppo e finanziando la resilienza climatica nei contesti più fragili.
Quando la fame colpisce, gli operatori dell’Organizzazione portano sul campo cibo terapeutico e assistenza sanitaria gratuita, attraverso cliniche fisse e squadre mobili. Per salvare un bambino gravemente malnutrito bastano alimenti ad alto contenuto energetico, come gli High Energy Biscuits o il Plumpy Nuts, una crema densa a base di arachidi, vitamine e sali minerali, che non necessita di acqua o refrigerazione e può letteralmente salvare la vita.
Save the Children lavora ogni giorno nelle aree più difficili del pianeta per garantire la sopravvivenza e il futuro dei più piccoli. Con la campagna “Emergenza fame”, attiva fino al 9 novembre, ognuno può contribuire: basta inviare un SMS al 45583 per donare 2 euro, o chiamare da rete fissa per donare 5 o 10 euro. Un gesto semplice, che può significare la differenza tra la vita e la morte per tanti bambini.
«I bambini non dovrebbero mai chiedersi se mangeranno, quando o cosa. Dovrebbero essere liberi di giocare, crescere, imparare», conclude Fatarella. «È tempo di riportarli al centro dell’agenda globale e rilanciare con forza la lotta contro la malnutrizione».



