Non è bastata l’ondata di arresti da parte del regime (almeno 150) denunciata dalla dissidenza cubana per impedire turbamenti alla visita del Papa. All’inizio della messa di stamane, infatti, un uomo, filmato dalla Tv colombiana, ha gridato slogan anticomunisti prima di essere portato via dai servizi di sicurezza. È seguito un trambusto subito sedato.

Proprio in occasione della visita di Benedetto XVI le autorità cubane avevano imposto un coprifuoco contro gli attivisti per i diritti umani. E mentre Raoul Castro si affanna a spiegare i passi in avanti verso la democrazia, è di qualche giorno fa un rapporto di Amnesty international intitolato ''Repressione ordinaria: persecuzione e brevi periodi di carcere politico a Cuba'', nel quale l'Associazione denuncia, negli ultimi 24 mesi, l’aumento dei casi di persecuzione e di detenzione di attivisti politici, giornalisti e blogger.

A Cuba nessuna organizzazione politica o per i diritti umani può essere riconosciuta legalmente e le normative in materia di “disordini pubblici”, “mancanza di rispetto”, “pericolosità”, “disprezzo” consentono di reprimere gli oppositori. Dal marzo dello scorso anno sono stati arrestati, in alcuni casi più di una volta, oltre 65 giornalisti e, secondo i dati della Commissione cubana per i diritti umani e la riconciliazione nazionale, da gennaio a settembre del 2011, vi sono stati 2.784 casi di violazione dei diritti umani. Quasi sempre si tratta di brevi periodi di carcerazione per i dissidenti. Rispetto alo stesso periodo del 2010 si tratta di 710 casi in più.