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Un fondo nazionale «per aiutare i giovani in situazioni di fragilità a perseguire concretamente il loro progetto di vita, attraverso l’erogazione di borse di studio e inserimento lavorativo»: lo ha istituito la Comunità di Capodarco per ricordare il suo fondatore don Franco Monterubbianesi, morto il 27 maggio scorso alla soglia dei 94 anni: infatti era nato il 30 maggio 1931. «Chi lo ha conosciuto sa che gli stavano particolarmente a cuore i giovani, i loro sogni e il loro futuro. In sua memoria e per dare continuità al suo impegno abbiamo deciso di costituire un fondo gestito dal Consiglio della Comunità, che sarà utilizzato per sostenere progetti di autonomia e realizzazione dei progetti di vita di giovani in situazioni di fragilità. Ogni iniziativa che verrà sostenuta con i fondi raccolti, perché ritenuta coerente con gli obiettivi e con la memoria di don Franco, verrà discussa e approvata dal Consiglio e puntualmente e pubblicamente rendicontata sul sito», evidenzia don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco di Fermo Ets. Che nei giorni scorsi ha voluto ricapitolare le linee portanti del carisma di don Monterubbianesi. «I quasi 94 anni della sua vita possono essere riassunti in cinque caratteristiche che hanno guidato la sua azione», «i fondamenti della sua proposta». Anzitutto, la fiducia, «una virtù rara e difficile, verso chiunque incontrasse, a prescindere dalla condizione fisica e di stato. Fosse studente, seminarista, disabile, insegnante, volontario. Un’attitudine che lo portava a immaginare ciò che ancora non era. Da qui il fascino dei sogni da realizzare. L’impronta della fiducia suggeriva speranza». In secondo luogo, «la libertà: una caratteristica che libera da schemi, pregiudizi, errori. Ciascuno ha diritto a creare la propria storia verso la felicità, anche se occorre superare pregiudizi, abitudini e tradizioni».
Poi «la comunità: don Franco è stato sempre fautore convinto che solo insieme si possono superare problemi e difficoltà, pregiudizi e impedimenti. Il ricordo e il merito vanno anche a Marisa Galli, la ragazza con disabilità fondatrice con lui della Comunità di Capodarco» nel Natale 1966. In quella villa allora semi-abbandonata in provincia di Ascoli Piceno andarono a vivere insieme al sacerdote 13 persone disabili tirate fuori dagli istituti assistenziali, e quattro anni dopo saranno oltre un centinaio. Scomparsa a 91 anni il 21 gennaio 2022, affetta da una gravissima forma di paralisi spastica, Marisa è stata definita da don Albanesi «donna eccezionale, con limiti fisici gravi che non le impedivano di sognare la vita piena. Aveva una capacità interiore fortissima, era umile e di fede incrollabile. Insieme hanno dato vita a questa utopia rivoluzionaria, un sogno divenuto storia concreta».
I due si erano incontrati durante i pellegrinaggi organizzati dall’Unitalsi a Loreto e a Lourdes negli anni ’60: «Elaborano una prospettiva diversa per le migliaia di persone, allora chiuse in strutture che non sono riabilitative ma semplici e aridi contenitori. Marisa è una donna con limiti fisici gravi che non le impediscono di sognare la vita piena. Ha i suoi sogni affettivi, lavorativi, sociali, religiosi. Don Franco è un giovane sacerdote che a Roma, vocazione tardiva, ha studiato teologia e filosofia. Parlano di futuro: lo intendono come riscatto, libertà, impegno, lavoro. Nello spirito evangelico che li anima intuiscono la chiave di lettura della “risurrezione”: un riscatto che tolga i laccioli che impediscono i movimenti, ma offra la prospettiva della vita familiare, lavorativa e sociale piena. È una grande idea e una grande rivoluzione. ivendo in gruppo è possibile rompere i muri di pregiudizi e marginalità». Gli inizi del loro sogno «sono poveri e improvvisati, ai limiti della incoscienza. L’idea è attrattiva per i molti disabili in Italia, ma anche per i giovani, in cerca di impegno, alternativo alla politica. I primi sviluppi sono esaltanti: si celebreranno matrimoni, si attiveranno laboratori che diventeranno nel tempo cooperative, si allargheranno gli orizzonti di impegno (ritorno alla terra, progetti per il terzo mondo, obiezione di coscienza, servizio civile), nasceranno i primi figli. Il movimento si allargherà nelle regioni d’Italia e all’estero».
Infatti il quarto caposaldo del carisma di don Monterubbianesi era «la mondialità: i problemi nel mondo sono interconnessi e molto simili. Don Franco non ha posto confini né materiali, né spirituali alla sua azione. Ha sempre cercato di cogliere occasioni per migliorare la vita», puntualizza don Albanesi. Infine «la sua spiritualità, insieme ortodossa e coraggiosa. Una religiosità essenziale che rispetta Dio, la creazione, i doni concessi per vivere una vita singola e collettiva in armonia, realizzando il sogno della felicità. Don Franco concepiva il mondo come un insieme creato da Dio perché ogni creatura fosse felice». Infatti con la sua vita e la sua opera don Monterubbianesi «ha rotto i tabù del pietismo: se ci sono leggi e diritti anche per le persone con disabilità, lo dobbiamo a persone come lui, tenaci, con una visione ampia, con un’attenzione spasmodica ai giovani».
Si può fare una donazione attraverso la piattaforma di crowdfunding al link https://gofund.me/c7a05b37 oppure tramite bonifico bancario all’Iban IT96T0849169660000080182441 intestato a Comunità Nazionale di Capodarco, causale: Fondo Don Franco Monterubbianesi. Per ulteriori informazioni sulla raccolta fondi: info@comunitadicapodarco.it
(Foto in alto: don Franco Monterubbianesi)



