Un piccolo miglioramento c'è stato: si tratta di capire se perché gli altri sono peggiorati o perché frutto di un reale cambio di rotta degli italiani. Il CPI è l'indice messo a punto da Transparency Italia per misurare la percezione della corruzione nel settore pubblico e politico in un determinato Paese: bene, quest'anno, dopo una discesa che pareva senza fine registrata negli anni scorsi, quest'anno l'Italia si posizione al 69° posto nel mondo con un punteggio di 43 su 100. Tre gradini scalati rispetto al precedente rilevamento. Quel che è certo, comunque si voglia leggere e interpretare questo dato, rimaniamo confinati nelle retrovie di questa particolare classifica, almeno in Europa: dietro di noi, al momento, soltanto Bulgaria e Grecia. Allo stesso livello della Romania. Chi è in testa? Ovviamente gli Stati del Nord Europa, a cominciare dalla Danimarca, seguita da Finalndia, Svezia e Norvegia. Analizzando i risultati dell'indagine su scala mondiale scopriamo anche che tra i più "virtuosi" c'è la Nuova Zelanda, mentre l'ultimo posto vede "a braccetto" Afghanistan, Corea del Nord e Somalia con un misero 8/100.
Secondo Maria Teresa Brassiolo, presidente di Transparency Italia, il risultato italiano si spiega anche alla luce "dei molti sforzi strutturali compiuti per migliorare la trasparenza e l'integrità del settore pubblico, a partire dal decreto 150 fino alla legge anticorruzione 190 e agli ultimi decreti sulla trasparenza e l'accesso civico. Il trend è maggiormente visibile dai dati del Global Corruption Barometer che ci ha portato almeno a pari merito con Francia e Germania, in taluni segmenti anche meglio. Naturalmente dobbiamo proseguire lo sforzo, ma il messaggio pare recepito. Resta l'uso disinvolto e spesso incompetente delle risorse pubbliche che creano debito, tasse e rabbia».
«La speranza - ribadisce il vicepresidente Virginio Carnevali - è che gli sforzi di Transparency Italia, la nuova legge anticorruzione e soprattutto la ferma presa di posizione del Papa risveglino le coscienze degli italiani».
Da queste premesse la promozione della nuova campagna "Svegliati!" con cui TI intende richiamare a un crescente sentimento civico gli italiani anche attraverso la diffusione di uno spot che sottrae la corruzione dal solo ambito economico e politico. «La corruzione - riprende Davide Del Monte, project officer dell'organizzazione - coinvolge tutti e ognuno deve sentirsi coinvolto nella lotta alla corruzione. Con questa campagna vogliamo parlare a tutti i cittadini, utilizzando un linguaggio diverso da quello a cui siamo abituati. È necessario rendere evidenti non solo cifre e numeri con molti zeri, ma anche i più piccoli e fastidiosi disagi causati dalla corruzione: le ore perse in coda nel traffico per lavori in corso che non finiscono mail, le interminabili attese per un esame sanitario, le inarrivabili cattedre universitarie occupate dalle stesse famiglie, i percorsi di carriera lavorativa basati sulle giuste conoscenze invece che sulle migliori competenze».
Secondo Maria Teresa Brassiolo, presidente di Transparency Italia, il risultato italiano si spiega anche alla luce "dei molti sforzi strutturali compiuti per migliorare la trasparenza e l'integrità del settore pubblico, a partire dal decreto 150 fino alla legge anticorruzione 190 e agli ultimi decreti sulla trasparenza e l'accesso civico. Il trend è maggiormente visibile dai dati del Global Corruption Barometer che ci ha portato almeno a pari merito con Francia e Germania, in taluni segmenti anche meglio. Naturalmente dobbiamo proseguire lo sforzo, ma il messaggio pare recepito. Resta l'uso disinvolto e spesso incompetente delle risorse pubbliche che creano debito, tasse e rabbia».
«La speranza - ribadisce il vicepresidente Virginio Carnevali - è che gli sforzi di Transparency Italia, la nuova legge anticorruzione e soprattutto la ferma presa di posizione del Papa risveglino le coscienze degli italiani».
Da queste premesse la promozione della nuova campagna "Svegliati!" con cui TI intende richiamare a un crescente sentimento civico gli italiani anche attraverso la diffusione di uno spot che sottrae la corruzione dal solo ambito economico e politico. «La corruzione - riprende Davide Del Monte, project officer dell'organizzazione - coinvolge tutti e ognuno deve sentirsi coinvolto nella lotta alla corruzione. Con questa campagna vogliamo parlare a tutti i cittadini, utilizzando un linguaggio diverso da quello a cui siamo abituati. È necessario rendere evidenti non solo cifre e numeri con molti zeri, ma anche i più piccoli e fastidiosi disagi causati dalla corruzione: le ore perse in coda nel traffico per lavori in corso che non finiscono mail, le interminabili attese per un esame sanitario, le inarrivabili cattedre universitarie occupate dalle stesse famiglie, i percorsi di carriera lavorativa basati sulle giuste conoscenze invece che sulle migliori competenze».


