L’Agenzia del terzo settore, ex Agenzia per le Onlus, fu abolita dal Governo Monti due anni fa, il 2 marzo del 2012. Per risparmiare, si disse; perché faceva poco, si mormorò; per dare una mazzata al volontariato, si gridò. Chi aveva ragione?

Il ministero del Welfare, che ha preso in carico le attività dell’agenzia dal giugno 2012, ha pubblicato - nel generale silenzio dei media – la relazione sul primo biennio di attività, da cui emergono alcuni dati interessanti. Non si può dire che la squadra assegnata ai compiti ex agenziali non abbia lavorato, e con una spesa veramente contenuta: 140 mila euro nel 2013, che diventeranno 370 mila quest’anno, secondo le anticipazioni fornite a FC dalla direzione generale per il terzo settore (vedi intervista a Danilo Giovanni Festa).

L’Agenzia, che ha avuto a disposizione per molti anni un budget di quasi 2 milioni di euro, aveva anche lasciato dietro di sé qualche debito. Nel primo semestre di attività, pare che i “magnifici sette” di via Veneto – tanti sono i componenti la squadra ministeriale - abbiano dovuto innanzitutto smaltire lavoro arretrato di cinque anni, giacente negli uffici milanesi. Quasi tutto l’arretrato consisteva nel dare pareri sulla destinazione dei patrimoni di organizzazioni sciolte, o che hanno perso la qualifica di Onlus. Anche realtà piccolissime: magari il patrimonio era una radio e la Onlus era la Proloco di un paesino di mille abitanti, ma tant’è, questi pareri sono obbligatori, oltre che vincolanti.

Alla fine del 2012 è finalmente partito il lavoro nuovo, che ha proseguito nel solco del precedente: i pareri di cui sopra come attività principale, seguita da controlli e ispezioni e da consulenze in materia legale o tributaria, su richiesta delle associazioni. Ecco i numeri ufficiali del periodo giugno 2012- dicembre 2013:

-Pareri sulla devoluzione del patrimonio di ex Onlus: 327
-Giornate di ispezioni e controlli: 92
-Comunicazioni verso altri Enti: 572


Le consulenze, legali e tributarie, hanno riguardato i temi più diversi: dal codice di comportamento dei gestori telefonici nelle raccolte fondi via Sms alle linee guida sul sostegno a distanza, dai compensi massimi degli organi amministrativi delle Onlus all’esenzione dal canone RAI… temi grandi e piccoli, accomunati però da un filo rosso: la sostanziale mancanza di novità rispetto a quanto fatto dai predecessori.

E’ mancata poi la produzione di linee guida e atti di indirizzo, chiamati anche di “soft law”: documenti frutto di un egregio lavoro di approfondimento tecnico e normativo, molto apprezzati dal mondo non profit. Tra i più significativi, le linee guida per il bilancio di esercizio e per il bilancio sociale delle non profit, elaborati dall’Agenzia insieme al Consiglio nazionale dei commercialisti, e le linee guida sul sostegno a distanza in collaborazione con il Forum SAD. Nulla di colpevole, soprattutto in una fase di transizione – senza un vero passaggio di consegne, oltretutto, perché il clima tra Agenzia e ministero era conflittuale.

Ora però, superati i rancori, la grande domanda diventa se sia giusto continuare così, o se invece bisognerebbe ripensare il ruolo di questo organismo in modo che diventi davvero un riferimento forte per la società civile. Il nodo centrale (vedi intervista a Pietro Barbieri) sembra essere la capacità di ascoltare i portatori d’interesse del mondo non profit in un confronto partecipativo, ma costruttivo, capace di mediare tra interessi diversi in un ruolo di servizio, più che di potere.