Lapo Pistelli è il vice ministro degli Affari Esteri con delega all’Onu. Per questo, insieme a Emma Bonino, è il destinatario della lettera di Rete Disarmo e di Beati i costruttori di pace, affinché l'Italia sostenga alle Nazioni Unite l'iniziativa neozelandese sul disarmo nucleare.

- Come risponde all'appello della Rete Disarmo e di Beati i costruttori di pace?

«Anche l’Italia ha partecipato a marzo alla Conferenza Internazionale di Oslo sull’impatto umanitario delle armi nucleari. Assieme alla maggioranza dei nostri partner UE e NATO abbiamo aderito alla dichiarazione australiana sulle conseguenze umanitarie dell’uso delle armi nucleari. È un testo comunque molto esigente e in linea con la posizione dell’intera Unione Europea, così come delineata nella Strategia di Sicurezza contro la Proliferazione della Armi di Distruzione di Massa, una posizione – desidero ricordarlo – che fu adottata nel 2003 durante il semestre di Presidenza italiana dell’UE».

- L'azione neozelandese è utile?


«Assolutamente sì. Qualunque iniziativa che riporti l’attenzione sulle tematiche del disarmo è positiva. L’asticella non va mai abbassata. Perfino gli Stati Uniti, che sono la massima superpotenza militare mondiale, per voce del Presidente Obama – mi riferisco al discorso di Berlino e alle iniziative su non proliferazione e disarmo – restano impegnati su questo versante ideale. Più modestamente, noi cerchiamo di promuovere un ampio consenso nella nostra “squadra”, cioè in Europa: vediamo con favore lo svolgimento della prossima Conferenza dedicata al tema dell’impatto umanitario il prossimo anno in Messico, ci siamo pronunciati in favore di un Mediterraneo e Medioriente libero da armi nucleari e armi di distruzione di massa».
«Noi siamo considerati un Paese seriamente impegnato anche sui temi del bando delle mine antiuomo o delle cluster bombs»
- Il tema del disarmo nucleare è attuale sulla scena mondiale?

«Lo è meno di come lo ha vissuto la mia generazione, cresciuta ai tempi della “dottrina della mutua distruzione assicurata”, del confronto fra Unione Sovietica e America, e poi dei primi summit sul disarmo. Ma dovrebbe rimanerlo sempre, poiché l’arma nucleare non consente di dire “mi spiace, ho sbagliato, la prossima volta starò più attento”».

- Qual è la posizione e l’azione italiana sul tema?

«Noi siamo considerati un Paese seriamente impegnato su questo ma anche su altri temi correlati, e francamente più alla portata, come il bando delle mine antiuomo o delle cluster bombs. Metodologicamente cerchiamo di spingere in questa direzione complessiva l’intera Unione Europea. Siamo consapevoli di vivere su una faglia, quella mediterranea e mediorientale, più fragile di altre, dunque più potenzialmente soggetta a crisi e perciò più bisognosa di argini come un serio impegno collettivo al disarmo. È questo il senso della nostra partecipazione a tutti i recenti eventi della settimana Nazioni Unite a New York, dal disarmo nucleare alla messa al bando degli esperimenti nucleari. Proprio recentemente è stato istituito un “Gruppo di Persone Eminenti” per favorire l’entrata in vigore del Trattato sul Bando degli Esperimenti Nucleari. L’Italia è entrata a farne parte ed è rappresentata dall’onorevole Federica Mogherini».