La vita di 12 milioni di italiani, il 20 per cento della popolazione, è condizionata dal dolore cronico. Che sia causato da mal di schiena, mal di testa o da patologie del sistema nervoso, oppure che abbia origine oncologica o traumatica, la qualità della vita non può che risentirne, senza contare i costi sociali e sanitari: si stima che siano oltre un miliardo le ore lavorative perse a causa del dolore, mentre ammontano a circa due miliardi di euro le spese per prestazioni sanitarie e per i farmaci, spesso e volentieri inadeguati.

La Fondazione ISAL (Istituto di ricerca e formazione in scienze algologiche), nata nel 1993 per volontà del professor William Raffaeli, lavora perché sia riconosciuto il diritto alla cura, svolgendo un'importante opera di sensibilizzazione e informazione sulle cure palliative e le terapie del dolore, oltre che sui centri specialistici presenti in Italia, promuovendo al tempo stesso la ricerca scientifica e la formazione medica.

In particolar modo la Fondazione si batte perché la Legge 38/2010 trovi finalmente applicazione concreta. "La Legge 38/2010 è una legge di civiltà, un orgoglio per l'Italia che è l'unico Paese ad aver assicurato ai propri cittadini il diritto alla terapia del dolore", afferma il professor Raffaeli. "Eppure la legge aspetta ancora di essere applicata in forma compiuta in ogni Regione. Così troppe persone sopportano inutilmente, non sanno a chi rivolgersi oppure, per disperazione, fanno 'shopping sanitario', assumendo farmaci che possono peggiorare la situazione. E con questa cattiva abitudine il dolore può cronicizzarsi e diventare vera e propria malattia".

Lo scorso 12 ottobre si è svolta in 90 Comuni italiani la terza edizione della Giornata, organizzata da Fondazione ISAL, "Cento città contro il dolore". Una manifestazione volta a riaffermare tanto il principio universale della lotta alla sofferenza quale bene primario per tutti i cittadini, quanto a fornire adeguata informazione per i due milioni di persone che, in Italia, ancora non hanno accesso a una cura.

Tanti infatti ignorano persino l'esistenza di centri specialistici nella terapia del dolore. Secondo l'indagine realizzata nel 2012, in occasione della seconda edizione di "Cento città contro il dolore", sono il 35 per cento. Eppure il 63 per cento della popolazione (con punte dell'80 per cento tra i 30 e 50 anni d'età) ritiene essenziale, sempre e comunque, la terapia palliativa per porre rimedio al dolore cronico.

Tra quanti invece sono venuti a conoscenza di terapie e centri specialistici, solo il 23 per cento lo ha appreso dal medico di famiglia. Secondo Fondazione ISAL, questo è un sintomo di grave e diffusa disinformazione. "Serve più informazione da parte della istituzioni, per far conoscere ai cittadini la rete per la terapia del dolore", conclude il professor Raffaeli. "Ma serve anche una maggiore disponibilità da parte dei medici a fare fino in fondo il loro lavoro, indirizzando chi soffre verso centri specialistici e cure appropriate".

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.fondazioneisal.it