Non capita spesso che una storia di famiglia si faccia marchio e quel marchio finisca per identificare un prodotto tout court. Con Ponti è andata proprio così: basta il nome per evocare l’aceto italiano. Dal 1867 (ma recenti indagini sull’albero genealogico fanno in realtà risalire al 1787 le prime attività di famiglia) la missione di Ponti è portare l’aceto, e non solo, sulle tavole di tutto il mondo. Il fondatore è Giovanni Ponti, che inizia a produrre a Sizzano (Novara), e poi via via l’album di famiglia s’arricchisce di pagine che hanno portato l’azienda ad arrivare al vertice della produzione mondiale nell’aceto: 191 dipendenti, una produzione giornaliera di 450 mila bottiglie e un fatturato che l’anno scorso ha toccato i 110 milioni di euro. Quattro i poli produttivi: Ghemme (dove c’è anche lo stabilimento per le conserve di verdure), Dosson di Casier (Treviso), Anagni (Frosinone) e Vignola (Modena, per il balsamico).

Ora a tenere le redini del gruppo ci sono la quarta e quinta generazione della famiglia rappresentate da Giacomo, amministratore delegato insieme alla cugina Lara Ponti. Tradizione familiare, radicamento nel territorio, attenzione ai dipendenti e all’ambiente. Una storia italiana lunga 150 anni che Ponti ha deciso di festeggiare pubblicando il primo Bilancio di sostenibilità evidenziando la propria attenzione al rispetto dell’ambiente e al risparmio di risorse: il 50% dei rifiuti prodotti è riciclabile, il 79% dell’energia elettrica utilizzata proveniente da fonti rinnovabili, il passaggio dal vetro al Pet ha consentito di ridurre il numero di camion necessari al trasporto e quindi meno inquinamento. «Il Bilancio di sostenibilità», spiega Giacomo Ponti, «non è un punto di arrivo ma di partenza per darci gli obiettivi per il futuro».