L'Europa deve interrogarsi su come sia possibile vivere insieme, conciliando progetto comune, rispetto reciproco e legittime diversità. A lanciare la sfida al Vecchio Continente è l'arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, intervenuto alla tavola rotonda sul tema "Toscana in Europa. Rondine concretamente pace", promossa da Rondine Cittadella della Pace, in provincia di Arezzo.
«L'Europa - ha detto Betori - ha oggi più che mai l'urgenza di porsi la domanda se sia possibile vivere insieme, tra persone diverse. Un problema che non è solo delle periferie del mondo, di democrazie incerte, ma anche dell'Europa». Per l'arcivescovo la «questione più urgente oggi, per evitare un vero e proprio scontro di civiltà» risiede nella «formazione alla interculturalità e alla pace»: è questa la risposta alla conflittualità, al relativismo, al fondamentalismo religioso. Il ruolo di Rondine, dunque, diventa decisivo: è una «risposta concreta a come si può vivere insieme tra persone di culture e Paesi differenti». Rondine «è una risposta - ha aggiunto Betori - per dire che la paura non è una risposta. A Rondine, i giovani studenti ospiti vivono nella consapevolezza che siamo tutti diversi e difficilmente unificabili, ma anche uniti da tante connessioni culturali e politiche».
Pienamente d'accordo con monsignor Betori si è detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che ha ricordato che «sono i giovani le vere vittime del conflitto». «A Rondine - ha osservato - c'è una prospettiva di confronto e di dialogo». Il Governatore ha poi assicurato il sostegno della regione e ha annunciato che la Toscana potrebbe aderire alla fondazione di comunità per Rondine nel corso della legislatura».


