La televisione italiana dedica poco attenzione ai soggetti a rischio di discriminazione. I tg nazionali parlano di immigrati soprattutto come responsabili di episodi illeciti, mentre è scarsa l’attenzione ai disabili e alle persone a rischio per il proprio orientamento sessuale. È quanto emerge dalla prima fase di uno studio condotto da Isimm Ricerche per conto dell’Unar (l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), avente per oggetto la diffusione, attraverso i programmi di informazione televisiva, di stereotipi legati ai principali target a rischio di discriminazione.

Per un semestre, sono state monitorate tutte le edizioni prime time e day time dei principali telegiornali nazionali, le puntate delle principali trasmissioni di approfondimento politico e le edizioni dei tg regionali di Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Secondo i dati presentati dall’Unar, che è un ufficio della Presidenza del Consiglio, i telegiornali e, soprattutto, le trasmissioni di approfondimento riservano uno spazio molto ridotto a questi soggetti. I tre principali telegiornali della Rai, quelli di Mediaset, il TgLa7 e SkyTg24, per esempio, dedicano mediamente solo l’1,4% della loro durata complessiva a tematiche o eventi collegati ai soggetti a rischio. La stragrande maggioranza dell’attenzione mediatica (88,9%), comunque, è concentrata sulle persone di diversa nazionalità, etnia o religione. 

I tre target sono trattati in modo diverso. I soggetti a rischio discriminazione per disabilità non sono, sostanzialmente, oggetto dell’attenzione dei telegiornali italiani e, quando lo sono, sono visti come individui singoli e come vittime; solo raramente sono intesi come un fatto sociale, come un gruppo degno di attenzione in quanto tale. I telegiornali nazionali, infatti, dedicano lo 0,10% della loro durata complessiva a questi soggetti e solo il 20,9% di questa ridotta quantità di tempo è incentrata sul fenomeno della disabilità in generale. I soggetti a rischio per orientamento sessuale sono oggetto di un’attenzione ancora minore, con una modalità di trattazione spesso incentrata sulle controversie politiche relative alle unioni tra persone dello stesso sesso.

Ben diverso il rapporto della televisione italiana con gli immigrati, che compaiono soprattutto all’interno delle notizie di cronaca (80,1% del tempo complessivamente dedicato a questi soggetti; 98,7% nel caso di Studio Aperto). Sbarchi e crimini (62,1%), o arresti da parte delle forze dell'ordine (14,7%) sono le notizie più diffuse. Tendono, quindi a comparire in quanto collegati ad eventi problematici, spesso come autori di azioni negative (53,7%). Anche quando non sono protagonisti di episodi di illegalità, gli immigrati “fanno notizia” perché vittime di azioni negative (discriminazione, razzismo, violenza – 23,5%). 

Prevale, dunque, una modalità di trattazione giornalistica che tende ad inserire questi soggetti all’interno di cornici problematiche. In questo modo, la rappresentazione dell’altro, dell’immigrato, gioca un ruolo che può diventare pericoloso, può creare divisione e diffidenza sociale, difficile da ricucire. Al contrario, “ciò che sembra mancare” – sostiene l’Unar – “è una riflessione più generale sui fenomeni legati a questi soggetti, che prescinda dal loro coinvolgimento in singoli episodi di cronaca o, meglio, che sia incentrata sulle condizioni strutturali che provocano questi eventi”.