Un condominio  in cui vivere e incontrarsi oltre le mura del proprio appartamento, con diversi servizi e attività, tra cui una cucina centralizzata, un centro diurno per anziani e uno per minori, da condividere tra generazioni differenti,  tra famiglie di varie etnie e nazionalità: singoli e coppie di anziani autosufficienti, giovani studenti fuori sede, uomini, donne e bambini con un passato di disagio alle spalle. È la “Casa della Carità di via Corelli”, a Novoli, quartiere con grandi urgenze sociali alla periferia Ovest di Firenze, allestita dalla Caritas della diocesi in collaborazione con la Conferenza episcopale italiana e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio. Un progetto di “housing sociale” che non costerà un centesimo alla mano pubblica, essendo stato finanziato interamnente tra questi enti, per una cifra complessiva di sette milioni di euro.

Ma è più corretto chiamare questo  complesso, di proprietà della diocesi che l’ha messo a disposizione per la ristrutturazione, in collaborazione con il Vicariato, “Condominio solidale”, anche per le regole cui dovranno sottostare i suoi ospiti e soprattutto per l’atmosfera che si vivrà. «Il principio sotteso a questo centro residenziale», spiega il direttore della Caritas fiorentina Alessandro Martini, «è quello di creare un luogo con vari servizi all’interno di un sistema residenziale vivo, con una piazza simile a un’agorà e una grande sala. Un luogo di socializzazione dove si organizzeranno feste e incontri, sul modello di due altri centri simili già esistenti a Sesto Fiorentino e a Scandicci».

Per Martini  il “Condominio solidale” è il seguito concreto che la Caritas fiorentina intende dare alle parole di papa Francesco in favore delle periferie urbane ed “esistenziali”, tante volte ricordate dal Papa argentino fin dai primi giorni del suo pontificato. I servizi del centro verranno coordinati da una comunità di suore del Sacro Cuore di Gesù, in un’atmosfera che concilia il senso comunitario con la dignità della persona. «Abbiamo riqualificato un luogo dove le persone possono essere accolte e inserite in un contesto multiculturale e inter-generazionale», prosegue il direttore della Caritas. Gli ospiti del condominio, ristrutturato tenendo conto dell’attenzione all’ambiente (il riscaldamento è garantito dai pannelli solari) e alle altre “buone pratiche”, sono già stati individuati e parte di loro prenderanno possesso dei loro appartamenti entro Natale.

Interessanti anche le condizioni cui dovranno attenersi. I nuovi ospiti non pagheranno un affitto, ma dovranno contribuire finanziariamente in quota parte alle spese del condominio, firmando un patto di attenzione a una serie di norme tese a sviluppare «la capacità di riconoscersi tutti come risorse per sé e per gli altri». Dunque cietri questo progetto di "housing sociale" c’è una mentalità importante che va oltre queste mura, un modo più moderno di fare assistenza e solidarietà: «L’ esperienza di condivisione, la capacità di mettersi in gioco personalmente, il valore del mutuo aiuto, l’attenziome per le persone più fragili». Un bell’esempio di quella che viene definita “la fantasia della carità